29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
La manovra economica

Anm: pronti alla protesta

Proclamato lo stato di agitazione, sabato si decide: le scelte del governo minano l'indipendenza della Magistratura

ROMA - La manovra del governo «mina l'indipendenza della magistratura»: l'Anm proclama lo stato di agitazione e «si riserva di proporre immediate iniziative di protesta» contro «misure inaccettabili per i magistrati e per il funzionamento del sistema giudiziario». La decisione sarà presa sabato durante la riunione del 'parlamentino' del sindacato delle toghe.

«Le retribuzioni dei magistrati - spiega l'Anm in una nota - vengono colpite tre volte: con il blocco dei meccanismi di progressione economica, con il blocco dell'adeguamento alla dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con un prelievo forzoso sugli stipendi. Sono interventi incostituzionali e palesemente punitivi nei confronti dei magistrati».

«La progressione economica dei magistrati - spiega l'Anm - non è un automatismo, ma è vincolata a periodiche valutazioni di professionalità e l'adeguamento triennale rappresenta soltanto una modalità di allineamento, per giunta ex post, della retribuzione dei magistrati alla media degli aumenti già conseguiti dal personale pubblico contrattualizzato, peraltro con l'esclusione dal calcolo di significative voci retributive dei dirigenti pubblici».

Per l'Anm è «del tutto evidente», poi, «l'incostituzionalità della disposizione con la quale si opera una decurtazione secca del trattamento economico, per la palese violazione dei principi di eguaglianza e di progressività del sistema fiscale che deriva dall'introduzione di un'imposta fissa a carico esclusivamente dei dipendenti pubblici».

Si tratta di misure, peraltro, che «si inseriscono in un clima - denuncia ancora l'Anm - di costante aggressione da parte di esponenti politici e istituzionali nei confronti della magistratura, accompagnata da una campagna mediatica di delegittimazione dei magistrati, dipinti come fannulloni strapagati e politicizzati, e da interventi legislativi dichiaratamente finalizzati a impedire lo svolgimento delle indagini e dei processi».