Arbitrato anche su controversie «future»
Emendamento del relatore Maurizio Castro. Salta la modifica introdotta da un emendamento del Pd
ROMA - Un lavoratore, al momento della sottoscrizione della clausola compromissoria, potrà esprimere la volontà di ricorso all'arbitrato su tutte le controversie che dovessero insorgere di lì in avanti. Con un emendamento di Maurizio Castro, relatore al ddl lavoro in Senato, dovrebbe saltare la modifica introdotta dal Pd (durante il passaggio alla Camera) che aveva l'obiettivo di limitare il ricorso all'arbitrato alle controversie già «insorte» e dunque non su quelle future.
La proposta di Castro prevede che le commissioni che devono certificare la libera volontà delle parti di ricorrere all'arbitrato, accertano «all'atto della sottoscrizione della clausola compromissoria» la effettiva volontà delle parti di devolvere ad arbitri le «eventuali controversie nascenti dal rapporto di lavoro».
La sottoscrizione della clausola compromissoria, secondo quanto stabilito a Montecitorio, avviene 30 giorni dopo l'assunzione o dopo il periodo di prova per i contratti che lo prevedono. E sempre, secondo le modifiche già apportate alla Camera dopo il rinvio del provvedimento alle Camere da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, resta che non si può comunque ricorrere all'arbitrato in materia di licenziamento.
«Così - ha spiegato Castro - viene annullato l'effetto dell'emendamento Damiano. Quindi viene cancellato il fatto che si decideva di volta in volta e accertata la volontà effettiva del lavoratore al momento della sottoscrizione della clausola compromissoria, diventa un fatto generale e perpetuo. Passiamo da un modello antagonista - ha aggiunto Castro - ad un modello fiduciario».
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