L'euro debole non è un dramma
I capi economisti delle due maggiori banche italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit: Il calo della moneta unica può aiutare l'export
ROMA - I ministri delle Finanze della zona euro - l'Eurogruppo - si ritrovano oggi a Bruxelles per cercare un rimedio al progressivo 'scivolare' della moneta unica, malgrado il piano di sostegno annunciato una settimana fa. Gli analisti però consigliano di guardare anche l'altra faccia della medaglia: l'indebolimento dell'euro aiuta ad esempio l'export, fanno notare i capi economisti delle due maggiori banche italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Un aspetto su cui i mercati potrebbero presto iniziare a ragionare.
OGGI L'EUROGRUPPO - L'Eurogruppo, che si riunisce alle 17, cerca una risposta al paradosso di questi giorni: come evitare che i mercati, prima in tensione sui deficit pubblici, ora si mostrino drammaticamente preoccupati dagli effetti negativi che potrebbero avere sulla crescita e i consumi le misure decise. Domani poi si riuniranno i ministri delle Finanze Ue. Il rompicapo sul tavolo dell'Eurogruppo è imposto dal secondo 'venerdì nero' nell'arco di una sola settimana per i mercati finanziari europei: due giorni fa l'euro è giunto ai minimi degli ultimi 18 mesi sotto 1,24 sul dollaro e le Borse europee anno visto 'bruciare' quasi 170 miliardi.
L'ANALISI - Gli analisti però sottolineano che questo scenario non è fatto solo di ombre, ma anche di opportunità. Questa fase di emergenza - concordano il capo economista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice e il 'chief Italian economist' di Unicredit Research Marco Valli - può essere la spinta pressante per alcuni Paesi europei a fare riforme strutturali funzionali anche alla crescita. Entrambi gli economisti non vedono poi come un dramma l'indebolimento dell'euro, anzi. «L'euro è andato giù parecchio e questo è un fattore positivo per Paesi esportatori come l'Italia e la Germania». Questa fase di emergenza può essere la spinta pressante per alcuni Paesi europei a fare riforme strutturali funzionali anche alla crescita. Entrambi gli economisti non vedono poi come un dramma l'indebolimento dell'euro, anzi. «L'euro è andato giù parecchio e questo è un fattore positivo per Paesi esportatori come l'Italia e la Germania», commenta De Felice. «Una valuta più debole aiuta, è un'opportunità per l'export», dice Valli.
Secondo De Felice «nei prossimi 3-4 mesi la valuta europea può scendere anche intorno a 1,15 nel cambio con il dollaro, perchè sul breve periodo è penalizzata da una ripresa economica più forte negli Usa quest'anno, trainata però da interventi pubblici». Più a lungo termine, nel 2011-2012, ritiene il capo economista di Intesa Sanpaolo, sarà invece il dollaro ad indebolirsi, dato che sul futuro degli Usa «pende la spada di Damocle dell'eccesso di debito e di deficit pubblico che andrà sistemato».
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