24 aprile 2024
Aggiornato 17:00
La crisi del debito

Berlusconi contro le agenzie di rating

Il Premier è preoccupato: «L'Italia è solida. Bisogna evitare psicosi. Rischiano provocare tsunami, vanno riformate»

ROMA - I conti pubblici e il sistema bancario italiani sono solidi, ma agenzie di rating ormai senza credibilità rischiano di provocare uno tsunami creando una psicosi sui mercati non giustificata dalla situazione reale. Nel giorno in cui la Borsa italiana perde oltre 4 punti percentuali, Silvio Berlusconi si scaglia contro le agenzie di rating, preoccupato dalle conseguenze di annunci a mercati aperti: per questo serve un intervento normativo, soprattutto per quel che riguarda le comunicazioni pubbliche.

«Banche solide» - Parlando con i suoi più stretti collaboratori, ma anche incontrando i vertici del ministero dello Sviluppo Economico, il premier ha voluto rassicurare sulla stabilità del sistema italiano. A cominciare dalle banche: tra le più solide d'Europa, al contrario di ciò che, sbagliando, scrive oggi Moody's nel rapporto che ha affondato le quotazione degli istituti di credito. Così come solidi sono i nostri conti pubblici, merito della politica di rigore portata avanti da Tremonti - avrebbe rivendicato ancora il premier - politica che oggi è ancora più necessaria.

Il problema sono dunque le agenzie di rating, che - avrebbe spiegato Berlusconi - vanno prese con le molle sia in un senso che nell'altro. Ovvero quando emettono giudizi drastici e non motivati come oggi; ma anche quando non mettono in guardia da rischi invece concreti: troppi i casi, avrebbe ricordato il premier, in cui tutte le principali agenzie hanno confermato rating affidabili a società poi rivelatesi vicine al fallimento. Insomma, ormai hanno perso totalmente credibilità e urge una riforma del sistema. Ovviamente non può muoversi l'Italia da sola, ma con gli altri capi di Governo europei - avrebbe riferito Berlusconi - stiamo da tempo ragionando su una riforma, lavoro che proseguirà domani al Consiglio Europeo straordinario. Quel che va regolato in particolare, per il premier, sono le comunicazioni al pubblico da parte delle agenzie, che spesso - come oggi - arrivano a mercati aperti, scatenando una vera e propria psicosi. Si rischia che i valori mobiliari a livello mondiale - sarebbe il ragionamento - subiscano un tracollo e quindi si rischia un nuovo tsunami.