6 maggio 2024
Aggiornato 12:30

Consumi, in lieve ripresa gli alimentari: +1%

CIA: «Erano al palo da quattro anni. Crescita favorita dal crollo dei prezzi sui campi»

ROMA - Riprendono, anche se di poco (più 1 per cento nei primi tre mesi del 2010) a crescere i consumi alimentari. Solo nel marzo scorso l’aumento si è avvicinato al 2 per cento. Un incremento al quale ha senza dubbio contribuito il crollo (meno 9,6 per cento a marzo, che fa seguito al 13,6 per cento del 2009) dei prezzi sui campi che ha, di fatto, frenato la corsa dei listini sugli scaffali e favorito gli acquisti da parte delle famiglie. Lo segnala la Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale, tuttavia, evidenzia che questi dati, in particolare quelli di marzo, potrebbe essere stati causati dalle spese per le feste di Pasqua e, quindi, attentamente verificare nel prosieguo dell’anno.

Questa ripresa, comunque, si è registrata dopo quattro anni di consumi al palo e che hanno visto -rileva la Cia- sei famiglie su sei modificare il menù per mix «difficoltà economiche-rincari dei prezzi». Una tendenza che, però, da alcuni mesi sembra si sia invertita. Le quotazioni al dettaglio degli alimentari si sono bloccate e in alcuni casi sono addirittura diminuite. Ad esempio, la pasta, dopo le impennate del 2008 e del 2009, ha messo a segno, sempre nel primo trimestre di quest’anno, una flessione dell1,3 per cento nei confronti dello stesso dell’anno passato. Cali dei prezzi anche per la frutta (meno 3,2 per cento), per gli ortaggi (meno 0,3 per cento), il latte (meno 1,5 per cento), i formaggi (meno 0,8 per cento) e il vino (meno 1,1 per cento).

Sono flessioni, dunque, alle quali -avverte la Cia- ha contribuito la caduta verticale, che si protrae da più di un anno, delle quotazioni alla produzione agricola. A marzo, infatti, si sono avuti, rispetto allo stesso periodo del 2009, ribassi dei prezzi degli ortaggi e dei legumi (meno 37,7 per cento), della frutta fresca e secca (meno 20,6 per cento), dei cereali (meno 8,2 per cento, con punte del meno 20 per cento per il grano duro), dei vini (meno 5,8 per cento), dei bovini (meno 3,8 per cento).
Un contributo che -rimarca la Cia- è stato pagato a caro prezzo dagli agricoltori, i cui redditi sono stati falcidiati (meno 25,3 per cento nel 2009), anche a causa del consistente aumento dei costi produttivi, contributivi e burocratici.
Sempre per quanto riguarda i consumi alimentari, la crisi economica -ricorda la Cia- ha contribuito ad un cambiamento dei valori e dello stile di vita. Le famiglie italiane acquistano con sempre maggiore consapevolezza e attenzione al prezzo, seguendo un preciso con l’obiettivo: spendere al meglio le risorse disponibili. Sul mercato vengono ricercate alternative più convenienti, si rincorrono le promozioni, si compra in punti vendita dove gli stessi prodotti si trovano a prezzo più basso, si guarda con interesse a saldi, sconti, offerte. Si punta, quindi, al prezzo più basso. La ripresa del primo trimestre è un segnale, ma al momento appare azzardato parlare di un’uscita dalla crisi che resta ancora molto difficile e complessa.