29 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Il Ministro al FMI

Debito pubblico, Tremonti: Italia come Germania e meglio degli Usa

«Le tabelle mostrano che altri Paesi dovranno fare manovre più pesanti. Merito del Governo Berlusconi. Non mollare la presa»

WASHINGTON - L'Italia, alla luce degli ultimi dati diffusi dal Fondo Monetario internazionale presenta una situazione del debito pubblico paragonabile a quella della Germania e migliore di quella degli Stati Uniti. Lo sostiene il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che in una dichiarazione da Washington, dove sta partecipando agli incontri del Fmi, ha sottolineato che questo non vuol dire che l'Italia debba mollare la presa e ricominciare a spendere.

«NON MOLLARE LA PRESA» - «Oggi il Fondo Monetario - ha detto il ministro - ha dato le sue tabelle e sono tutte molto interessanti. Ce n'è una che interessa soprattutto l'Italia ed è quella che ci vede messi sul debito pubblico insieme e a fianco della Germania e meglio di tanti altri Paesi, Stati Uniti compresi».
«I tedeschi di per sè - sottolinea Tremonti - hanno una grande virtù. Noi abbiamo dovuto fare di necessità virtù. Ma è positivo alla fine trovarci nella parte migliore delle classifiche, di solito non era così. E questo è oggettivamente - sottolinea ancora Tremonti - un merito del governo Berlusconi. Questo non vuol dire che dobbiamo mollare la presa che dobbiamo riprendere a spendere è esattamente l'opposto, ma almeno nell'insieme è un buon investimento per tutti».

I DATI - La tabella citata dal ministro dell'Economia riguarda le stime del Fondo Monetario sull'aggiustamento del bilancio pubblico - nella misura dell'avanzo strutturale primario tra il 2010 e il 2020 - necessario per riportare il debito pubblico di vari Paesi al 60% del Pil entro il 2030.
Secondo tali stime l'avanzo primario strutturale (cioè la differenza tra entrate e uscite di uno stato depurata dagli effetti del ciclo economico e al netto degli interessi sul debito) da conseguire nel decennio in questione per Italia e Germania, secondo le stime dell'istituzione di Washington è attorno al 4% del Pil: una correzione molto inferiore rispetto a quella richiesta a Francia e Regno Unito, Spagna e Irlanda che, nell'ordine presentano valori compresi tra l'8 e il 10%. Per non parlare di Usa (avanzo da conseguire di quasi il 12%), di Giappone, (circa 13%) e Grecia (quasi il 16% del Pil).