19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Settore vitivinicolo

Bene semplificazione con nuova legge sulle denominazioni d’origine

Fedagri: «Ma c'è rischio di un maggior peso burocratico sui produttori»

ROMA - «Pur esprimendo la propria soddisfazione per l’approvazione della nuova Legge sulle denominazioni di origine dei vini, da tempo attesa per rendere la nuova normativa in linea con la regolamentazione comunitaria, auspichiamo che la tanto richiamata semplificazione a cui tutti hanno fatto appello, possa consentire agli operatori vitivinicoli italiani e alle oltre 400 cantine cooperative nostre associate di trovare un giusto equilibrio tra l’effettiva efficacia dei controlli e l’opportunità di gravare il meno possibile, burocraticamente ed economicamente, sui produttori».

Questo il commento di Fedagri-Confcooperative in merito all’approvazione oggi in Consiglio dei Ministri del Decreto legislativo sulla tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini: un lavoro svolto «con un confronto molto intenso ma costruttivo tra Ministero, Regioni ed Organizzazioni», teso a recepire la nuova normativa comunitaria «senza stravolgere un sistema che dal 1992 ha comunque consentito ai nostri vini di crescere ed affermarsi sui mercati mondiali».

Positivo il giudizio di Fedagri sulla semplificazione delle modalità di rivendicazione: «con la nuova legge tutti i dati confluiranno nello schedario viticolo gestito dalle Regioni, eliminando così il doppio binario e la gestione separata delle dichiarazioni di produzione e delle rivendicazioni sugli Albi dei Vigneti e sugli elenchi delle vigne; tutti i dati del vigneto saranno presenti nel fascicolo aziendale e sulla base di questo si faranno le rivendicazioni».

L’altra novità, l’introduzione del capitolo sui controlli «potrebbe comportare una situazione operativa costosa per i produttori».
Rispetto alle sanzioni introdotte - commenta Fedagri - «le successive stesure del testo hanno apportato miglioramenti sostanziali, ma si sarebbe potuto fare di meglio. L’applicazione di norme complesse come quelle che caratterizzano il settore rende spesso difficile, a parte i casi di frode palese, definire l’effettiva gravità della violazione e proprio per questo si era chiesto di introdurre l’istituto della diffida, che però non è stato recepito nel testo approvato».