4 maggio 2024
Aggiornato 12:30
Titoli pubblici

BoT: rendimenti negativi per trimestrali -1,0% e annuali -0,6%

Le prospettive negative in termini di difesa della ricchezza reale non sembrano però scoraggiare gli investitori

ROMA - Rendimento dei Bot trimestrali sotto zero. Nell'odierna asta, i Bot sono stati assegnati a un rendimento annuo semplice netto (ritenuta fiscale 12,50%) dello 0,32%, corrispondente a un prezzo di 99,92 euro, a cui vanno aggiunte le commissioni che si pagano alla banca (0,10 quella massima sui Bot trimestrali). Così, il prezzo netto di aggiudicazione per il risparmiatore sale a 100,02. Alla scadenza, cioè tra tre mesi, coloro che hanno investito 100,02 euro riceverebbero 100 euro, accusando una perdita (0,02 centesimi) corrispondente a un rendimento netto pari a -0,08%. Insomma, si tratterebbe di una sorta di «Bot a perdere».

Fortunatamente la legge prevede che, nel caso il prezzo netto di aggiudicazione dei Bot sia superiore a 100, la commissione bancaria sia ridotta «in modo da garantire alla clientela un onere comunque non superiore a 100 euro, per ogni 100 euro investiti», spiega la Assiom-Forex che calcola i rendimenti netti dei Bot. Nei fatti, quindi, il risparmiatore rischia al massimo rendimento zero, ma non sottozero.

Se la legge garantisce almeno rendimento zero per i Bot, niente si può fare contro l'inflazione. Nel mese di dicembre, ultimo dato disponibile, l'inflazione annua è salita all'1%, per cui il rendimento reale annuo (cioè depurato del costo della vita) dei Bot a tre mesi crolla a -1,0%. Stessa musica per i Bot annuali. Prezzo netto di aggiudicazione per il risparmiatore pari a 99,60, ricevendo a scadenza 100, il rendimento annuo semplice netto è pari a +0,4%, ma con l'inflazione annua all'1,0% il rendimento reale precipita a -0,6%. Dunque, al momento, i rendimenti dei Bot non assicurano la difesa del potere d'acquisto. Nei fatti si registra quello che gli economisti chiamano «effetto ricchezza negativo».

Le prospettive negative in termini di difesa della ricchezza reale non sembrano però scoraggiare gli investitori.

Prevale la ricerca di «porti sicuri» dove parcheggiare il denaro. Oggi nell'asta dei trimestrali sono stati offerti 3,5 miliardi contro una domanda di 9,1 miliardi, stesso copione sugli annuali, offerta a 7,5 miliardi e domanda a 12 miliardi.