28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Sicurezza sul lavoro

Enel, in quattro anni incidenti al -61%. Conti. «Ma c'è ancora molto da fare»

L'amministratore delegato del gruppo energetico auspica la promozione di sgravi fiscali per le aziende che investono sulla sicurezza

ROMA - «Zero incidenti non è soltanto uno slogan: è un modo di essere, un modo di fare industria, un modo di essere disciplinati ed efficienti, un modo per rispettare le persone». Così ha detto Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale di Enel, intervenendo ieri alla seconda «Settimana sulla sicurezza» del gruppo, nella sede romana del gruppo. Zero incidenti, ha detto Conti rivolto a una platea di 350 dirigenti dell'azienda - che conta 85mila dipendenti nel mondo in 23 paesi, molti dei quali collegati - è un traguardo «assolutamente raggiungibile». Gli infortuni relativi «a fatti specificatamente industriali», alle «attività lavorative», sottolinea l'ad Enel, «devono essere necessariamente prive di rischi», con «un sistema di lavoro che deve essere il più efficiente possibile».

Tra il 2004 e il 2008 Enel ha ottenuto una riduzione del 61% degli infortuni sul lavoro, grazie «ad una maggiore attenzione che tutti noi mettiamo nel nostro lavoro», ha spiegato Conti, con «la sicurezza come obiettivo numero uno» e il «rispetto e l'attenzione per le singole persone». Uno sforzo per ridurre gli incidenti che «costa decine e decine di milioni di euro ma che, anche se costasse di più, dovremmo fare in ogni caso». Insomma, sul fronte degli incidenti sul lavoro, ci sono stati «miglioramenti sensibili, ma c'è ancora da migliorare. «Abbiamo avuto nel corso di questo anno 19 morti», ha sottolineato Conti, con gravità. «Diciannove persone che mancano nonostante i miglioramenti. Si è trattato di incidenti di tutti i tipi, ma quelli che più mi preoccupano sono quelli che si riferiscono alla nostra attività principale. Se qualcuno dei nostri colleghi viene percorso da scossa elettrica per me è un fallimento personale».

Ma qual è la «ricetta» dell'ad di Enel per contrastare il fenomeno infortunistico? «Incentivare, anche attraverso sgravi fiscali, investimenti specifici diretti all'aumento della sicurezza sul posto di lavoro: una misura che credo sia più utile che non mettere delle leggi punitive». Quello che serve, dunque, sono «leggi chiare che non stravolgano l'assetto produttivo, ma che assumano come principio base che le aziende sono in grado di migliorare se hanno degli incentivi piuttosto che delle penalità». Per esempio, ha ipotizzato l'ad Enel, «il fatto di avere dei contributi modulati in base all'effettivo andamento degli incidenti credo che aiuti», fornendo «oltre il dovere morale» di agire, «anche uno stimolo in più». Anche perché, ha spiegato, «non è facendo più leggi e regolamenti che cambia l'attenzione delle aziende: c'è bisogno, invece, di dare normative più trasparenti e chiare che individuino le responsabilità, ma senza necessariamente colpevolizzare. Oggi la normativa è ancora un po' farraginosa e perciò bisogna lavorare fra le parti sociali».