30 luglio 2025
Aggiornato 18:00
«Buone» prospettive di crescita

Presidente Fed: «Recessione sta finendo, Usa tornano a crescere»

Bernanke: «Ma ripresa sarà lenta e restano sfide da affrontare»

JACKSON HOLE - Gli Usa e il mondo stanno emergendo dalla profonda recessione dell'ultimo anno e ci sono «buone» prospettive di crescita, grazie all'azione aggressiva di questi mesi della Fed, delle altre banche centrali e dei governi. A sostenerlo proprio il presidente della Fed, Ben Bernanke, l'uomo che ha usato ogni sorta di strumenti monetari, inondando i mercati di liquidità, per fermare la crisi finanziaria, il cui mandato scade il prossimo 31 gennaio.

Tuttavia, avverte Bernanke, la ripresa sarà lenta, la disoccupazione diminuirà solo gradualmente, e restano grosse sfide da affrontare.

«Dopo una profonda contrazione nell'ultimo anno, l'attività economica si sta stabilizzando, sia negli Usa che all'estero, e le prospettive per una crescita in tempi brevi sono buone» ha detto Bernanke in un intervento al simposio annuale della Fed di Kansas City. La ripresa però «probabilmente sarà relativamente lenta all'inizio, e la disoccupazione scenderà solo gradualmente dal livelli elevati».

«Abbiamo evitato il peggio, ma ci attendono ancora difficili sfide» ha detto Bernanke a una platea di banchieri centrali riuniti nella località di vacanza del Wyoming. Restano tensioni sui mercati finanziari, banche e istituzioni finanziarie rischiano «nuove significative perdite» sugli investimenti e molte aziende e famiglie stanno sperimentando «considerevoli difficoltà» nel reperire credito. «Dobbiamo lavorare insieme per sfruttare gli obiettivi già raggiunti in modo da garantire una ripresa mondiale sostenuta» ha detto il numero uno della Fed.

Bernanke ha fatto un'appassionata difesa delle iniziative della banca centrale per contrastare la crisi finanziaria, sostenendo che se non avesse agito come ha fatto, insieme alle altre banche centrali, sarebbe stata una catastrofe globale. La crisi finanziaria, che si è aggravata a settembre scorso, «ha provocato una profonda recessione, da cui cominciamo solo ora ad emergere».

«La storia è piena di esempi in cui le risposte di policy alle crisi finanziarie sono state lente e inadeguate, causando spesso ulteriori danni economici e maggiori costi fiscali» ha detto il numero uno della Fed. «In questo episodio, di contro, le autorità negli Stati Uniti e in tutto il mondo hanno risposto con rapidità e forza per fermare una situazione pericolosa che andava deteriorandosi velocemente».

Il mandato quadriennale di Bernanke, nominato alla guida della Fed dall'ex presidente Usa George W.Bush in sostituzione di Alan Greenspan, scade il 31 gennaio e il presidente Barack Obama dovrà decidere nei prossimi mesi se riconfermarlo o rimpiazzarlo. Wall street ha accolto le parole di Bernanke con entusiasmo e l'indice Dow Jones mette a segno un rialzo del 1,48% a 9.488,50 punti prima di metà seduta. A sostenere la borsa anche i dati sulle vendite di case esistenti, cresciute a luglio del 7,2%, il massimo degli ultimi dieci anni.

«Vista la severità dell'impatto economico, l'esito avrebbe potuto essere molto peggiore» ha detto ancora il presidente della Fed, uno studioso della Grande Depressione. «A differenza degli anni Trenta, quando le autorità erano passive e le divisioni politiche rendevano difficile la cooperazione internazionale in tema di economia e finanza, nel corso dell'ultimo anno, le politiche monetarie, fiscali e finanziarie in tutto il mondo sono state aggressive e complementari».