20 aprile 2024
Aggiornato 00:30

Draghi: «Nella crisi segni di miglioramento, restano criticità»

Riunione inaugurale Sfb a Basilea, creati 4 comitati interni

BASILEA - Il sistema finanziario globale mostra segni di miglioramento ed è stata superata la fase più drammatica che ha fatto seguito al crac della Lehman, ma restano delle aree di fragilità, dal momento che i sistemi creditizi non sono stati completamente riparati e rafforzati. Per questo «ancora non è il momento» di attuare exit strategy, anche se bisogna iniziare a discuterne per essere pronti quando sarà venuto il tempo, ovvero quando il sistema sarà stato riparato. Sono questi i messaggi principali lanciati a Basilea dal presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi, a conclusione della due giorni di lavori inaugurale dell'organismo.

Il governatore della Banca d'Italia, che ha evitato qualsiasi riferimento alle vicende italiane, nel suo ruolo di presidente del Fsb ha sottolineato che molti progressi sono stati fatti nel superamento della crisi finanziaria mondiale e per evitare che casi come il fallimento Lehman possano ripetersi. Però ancora non siamo fuori dal pericolo. «Se comparate la situazione attuale a quella subito dopo il crac Lehman - ha detto - molto è stato fatto: nella politica fiscale, in quella monetaria e macroprudenziale, nonché in termini di ricapitalizzazione e garanzia di riassicurazione. Se guardate agli spread e alla volatilità noi siamo più o meno tronati a prima di Lehman, anche se non a quelli di prima della crisi». Progressi sì, quindi, ma non siamo ancora «out of the woods», ha detto Draghi usando un'espressione idiomatica inglese.

Se dunque «molto» è stato fatto per far tornare la fiducia, in termini di ricapitalizzazioni bancarie, di politica monetaria, di stimoli all'economia e di vigilanza macroprudenziale molto rimane ancora da fare, dato che il processo di ristrutturazione e rafforzamento dei bilanci bancari non è stato ancora completato e permangono alcune criticità nel mercato dei capitali. Quindi, «non è il momento di fermarsi». Anche se, ha tenuto a rassicurare, «la nuova regolamentazione non sarà un motivo per ri-nazionalizzare i mercati dei capitali».

Quello che si è tenuto tra ieri ed oggi a Basilea è stato il meeting inaugurale dell'organismo presieduto da Draghi da quando in aprile il Financial Stability Forum è stato rifondato come Fsb, con l'ampliamento della membership a tutti i Paesi del G20, alla Spagna e all'Unione Europea e un mandato rafforzato per promuovere la stabilità finanziaria. Tra le prime cose, il Fsb si è occupato della nuova organizzazione interna, con la creazione di uno 'steering committee' presieduto dallo stesso Draghi e tre comitati di controllo: valutazione delle vulnerabilità del sistema (compresi esercizi di early warning), cooperazione sulla supervisione e regolazione, attuazione degli standard finanziari internazionali. E' previsto anche un gruppo di lavoro sulla gestione delle crisi transnazionali.

Nel descrivere i progressi nell'ambito dell'attuazione delle raccomandazioni del precedente Finanacial Stability Forum, Draghi ha salutato con un benvenuto le varie iniziative nazionali attuate per recepire nei propri sistemi normativi i nuovi principi indicati dal Fsb, in particolare quelli per regolare le retribuzioni dei manager. Draghi ha poi esposto l'agenda dei prossimi lavori dell'organismo di supervisione del sistema finanziario globale. In settembre, il board illustrerà i progressi compiuti al G20 di Pittsburgh e continuerà a monitorare la realizzazione degli impegni presi al G20 di Londra in aprile.

In novembre farà un rapporto ai vertici dei ministri finanziari del G20 e delle banche centrali.