29 aprile 2024
Aggiornato 18:00
In questo modo si tutelano sia i consumatori che i produttori

Salvi i vini rosati tradizionali

CIA: «“No” alle miscele. Bene il ripensamento dell’UE»

ROMA - La decisione della Commissione Ue -annunciata dalla commissaria all’Agricoltura Mariann Fischer Boel- di rinunciare alla proposta di autorizzare le miscele di vini bianchi e rossi per produrre un «finto rosato» viene accolta con soddisfazione dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, che si era sempre battuta con grande fermezza contro una misura che, se introdotta, avrebbe avuto un effetto fortemente penalizzante per i produttori di vino rosato «tradizionale».

Il metodo «tradizionale» -sottolinea la Cia- sottintende, infatti, come pratica enologica un raffinato processo produttivo, ovvero una particolare e delicata vinificazione delle uve. Il fatto che le imprese che, secondo la iniziale proposta di Bruxelles, avrebbero scelto la via naturale per la produzione di rosato potevano volontariamente indicarlo in etichetta con la scritta «vino rosato tradizionale», risultava del tutto insufficiente per tutelare il mercato dalla concorrenza sleale.

Con il ripensamento da parte della Commissione Ue, è stato così evitato che -afferma la Cia- dal primo agosto venisse messo in vendita un vino rosato ottenuto dal miscuglio di vino bianco e rosso, invece della tradizionale vinificazione. In pratica, in questo modo si legalizzava una pratica che consente di chiamare con lo stesso nome prodotti completamente diversi, ingannando sia i consumatori che i produttori, soprattutto quelli italiani, che da sempre sono impegnati nella valorizzazione della qualità.

Per questa ragione, la Cia aveva auspicato che Bruxelles rivedesse la sua proposta in materia. Cosa che, con l’annuncio della commissaria Ue all’Agricoltura, oggi è realtà. Ora i «veri rosati tradizionali» sono garantiti e valorizzati. A vincere ancora una volta il buon senso e la qualità.