19 aprile 2024
Aggiornato 05:30

La sicurezza alimentare è un prerequisito che neanche la crisi dei mercati può mettere in discussione

L'aumento delle materie prime può incidere negativamente sui livelli di sicurezza delle produzioni alimentari

ROMA - Gli allarmi alimentari degli ultimi mesi (dal latte contaminato alla melamina in Cina al maiale alla diossina dell«Irlanda) mostrano che nel 2008 si sono concentrati numerosi casi di frodi nel settore alimentare fuori dall’Italia, ciò induce a individuare nella crisi economica uno dei fattori potenzialmente in grado di mettere a repentaglio la sicurezza degli approvvigionamenti non solo in termini di quantità sufficienti a soddisfare la crescente domanda da parte di una popolazione mondiale in rapido aumento, ma anche con riferimento ai requisiti di sicurezza e igiene dei prodotti alimentari.

Per la prima volta, dopo 30 anni di riduzione dei prezzi in termini reali, l’alta volatilità delle quotazioni dei prodotti alimentari ha determinato forti rincari delle materie prime. Tale fenomeno può incidere negativamente sui livelli di sicurezza delle produzioni alimentari, poiché rischia di incoraggiare deprecabili comportamenti volti a risparmiare sulla sicurezza al fine di ridurre i costi di produzione, compensando almeno in parte i maggiori costi di approvvigionamento e contenendo i prezzi di immissione dei prodotti sul mercato.

La sofisticazione degli alimenti e l’abbassamento degli standard igienici e di sicurezza dei processi configurano un crimine particolarmente odioso perché colpisce soprattutto gli strati più indigenti della popolazione, che dispongono di una ridotta capacità di spesa e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo principalmente nei Paesi in via di sviluppo ma anche in quelli sviluppati. A ciò si accompagna inoltre la diffusione di una progressiva tendenza a penalizzare la qualità dei prodotti, dimostrata dall’aumento delle vendite di surrogati destinati a sostituire ingredienti di base nei prodotti finiti, nonché il via libera (anche in alcuni Paesi sviluppati come l«Inghilterra) alla vendita di cibi scaduti a prezzi scontati.

«In rappresentanza dell’Industria alimentare italiana, che investe nella sola sicurezza alimentare oltre il 2% del suo fatturato»afferma Giandomenico Auricchio, «siamo fortemente convinti che nessuno dei numerosi fattori che determinano la crisi dei mercati e dei consumi possa giustificare a livello internazionale un arretramento dei livelli di sicurezza e igiene degli alimenti, i quali devono continuare a costituire oltre i confini nazionali un prerequisito ed una priorità irrinunciabile così come da sempre lo sono per gli imprenditori italiani anche nei momenti difficili come quello che stiamo vivendo. In tale contesto, è necessario individuare gli strumenti e le misure d’intervento più idonei a combattere questa pericolosa tendenza proveniente dall’estero, orientando le politiche normative e di sostegno internazionali verso obiettivi chiari e condivisi, che coinvolgano tutti gli anelli della filiera alimentare. Riteniamo di fondamentale importanza» prosegue il Presidente di Federalimentare «assicurare all’Industria di trasformazione alimentare italiana materie prime e trasformate sicure e di qualità, obiettivo che può essere raggiunto mediante una strategia articolata nei seguenti 5 punti»:

1. la massima diffusione possibile – anche e soprattutto nei PVS - delle buone pratiche agricole codificate a livello di CODEX, nell’obiettivo prioritario di garantire elevati standard di sicurezza delle produzioni primarie, attraverso l’implementazione di corrette pratiche di coltivazione, di misure volte a prevenire le contaminazioni ambientali (p.e. metalli, diossine, pesticidi) e quelle da patogeni (p.e. micotossine) e di corrette pratiche di stoccaggio, conservazione e trasporto dei prodotti;

2. l’estensione a tutti gli OSA dell’applicazione dei principi dell’HACCP (l’analisi dei punti critici di controllo), che costituisce il metodo essenziale a disposizione degli operatori per garantire la sicurezza degli alimenti, essendo uno strumento flessibile, adattabile alle concrete caratteristiche di ciascuna impresa, e la cui applicazione è consolidata a livello globale lungo l’intera filiera, sulla base dei precetti del CODEX (affinché il principio del rispetto dei requisiti di igiene non subisca deroghe, Federalimentare ha manifestato e continuerà ad esprimere a livello europeo e nazionale contrarietà ad ogni ipotesi o iniziativa di esenzione dall’HACCP delle piccole e micro-imprese);

3. la diffusione e l’implementazione dei sistemi di gestione per la sicurezza e la qualità delle produzioni in adesione agli schemi EN/ISO, dal momento che la «standardizzazione» costituisce un valido strumento di innalzamento del livello medio di qualità e sicurezza dei processi e dei prodotti;

4. l’effettiva applicazione – a livello Ue - delle norme igieniche comunitarie di cui al c.d. Pacchetto Igiene a tutti gli operatori del settore alimentare, poiché ogni deroga o eccezione rappresenta un rischio per tutta la filiera, anche attraverso il rafforzamento del sistema dei controlli (con particolare riguardo ai prodotti importati) e lo sviluppo e la diffusione di metodi di analisi e campionamento omogenei e condivisi;

5. la promozione, a livello globale, di un sistema trasparente di rintracciabilità degli alimenti e la conseguente rimozione delle barriere sanitarie spesso erette in modo strumentale da parte dei Paesi più problematici e meno attenti ai requisiti di igiene e sicurezza delle produzioni alimentari con intenti protezionistici o addirittura per negoziare ed ottenere l’apertura dei mercati stranieri ai propri prodotti.