18 aprile 2024
Aggiornato 19:00
In pericolo le produzioni tipiche del “made in Italy”

CIA: gli allevatori di suini lanciano un drammatico “S.o.s.”

«Subito interventi incisivi o sarà la chiusura delle imprese»

REGGIO EMILIA - Un drammatico «S.o.s.» è stato lanciato oggi a Reggio Emilia dalla suinicoltura italiana. Centinaia di allevatori, che si sono dati appuntamento alla Fiera internazionale suinicola, che stamani ha aperto i battenti, hanno chiesto interventi urgenti per salvare le loro aziende, sempre più strette da costi pesantissimi e dalla mancanza di politiche mirate e realmente incisive. Una manifestazione riuscita dalla quale è emersa chiara la volontà di un settore che intende battersi con energia per avere una maggiore attenzione e soprattutto interventi di reale sostegno. Manifestazione che è stata organizzata su iniziativa della Cia-Confederazione italiana agricoltori, della Confagricoltura, dell’Unapross e delle associazioni dei produttori (Aps Piemonte, Asser, Assosuini, Assocom, Opas).

I produttori suinicoli hanno ribadito di essere stanchi delle promesse mai mantenute e hanno chiesto a gran voce misure incisive che consentano al settore di superare l’attuale drammatica crisi che rischia di travolgere molte imprese. Hanno lamentato, in particolare, il fatto che non sono state ancora concretamente avviate gran parte delle iniziative concordate al Tavolo di filiera della scorsa estate. E da qui l’esigenza dell’immediata predisposizione di un Piano strategico di settore, mediante azioni mirate a sostegno di un comparto «da troppo tempo in gravi difficoltà economiche» e con costi sempre più onerosi.

Nella manifestazione a Reggio Emilia, gli allevatori hanno denunciato la totale mancanza di politiche attente nei confronti del settore e sollecitano, in tempi brevi, un deciso cambiamento di rotta. Servono, infatti, interventi propulsivi in grado di dare risposte valide alle esigenze e alle aspettative dei produttori, che non possono continuare ad operare in un contesto sempre più complesso e con problemi che diventano insormontabili. Se le cose non cambieranno -è stato affermato durante la manifestazione- c’è il rischio che molte imprese siano costrette a chiudere e così sono in pericolo tante produzioni tipiche del «made in Italy». Un allarmante ridimensionamento che si risolverebbe «ad esclusivo beneficio delle sempre più invadenti produzioni realizzate con materia prima d’importazione».

Cia, Confagricoltura, Unapross e associazioni dei produttori (Aps Piemonte, Asser, Assosuini, Assocom, Opas) hanno sollecitato, in particolare, la predisposizione di un progetto di salvaguardia del settore, in cui tutte le componenti in esso coinvolte (dalla pubblica amministrazione alle singole imprese) si devono far carico, ciascuno per la propria competenza, per dare un valido sostegno agli allevatori.

Tra le altre richieste, la realizzazione di iniziative di sostegno al reddito delle imprese (ivi compreso la ristrutturazione del debito), la revisione, la semplificazione e l’uniformità di applicazione della normativa ambientale, a partire da quella dei nitrati, e l’immediata valorizzazione della produzione della carne suina italiana Gsp (Gran Suino Padano) a partire dal decreto salumi e dalla tracciabilità.