Prezzi: a quando i benefici per i consumatori?
“La riduzione dei prezzi alla produzione deve riflettersi sui prezzi al consumo!” dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori ed Adusbef
Federalimentare dichiara oggi ufficialmente conclusa la corsa dei prezzi alimentari alla produzione.
«Sarebbe ora che questo andamento si riflettesse anche sui prezzi al consumo!» – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori ed Adusbef.
I dati di Federalimentare, infatti, sono l’ennesima conferma di quanto denunciamo da tempo: i prezzi alla produzione diminuiscono mentre i prezzi al consumo non ne traggono nessun beneficio!
Non solo, ma visto il notevole calo delle materie prime, anche i prezzi alla produzione dovrebbero scendere in misura ben maggiore dell’1%.
Esempio veramente scandaloso è quello del grano: rispetto a gennaio 2008, il prezzo è calato di ben il 63%, passando da 0,48 ¤ a 0,18 ¤ al kg, ma la pasta ed il pane? A quanto risulta dai nostri osservatori, dopo i vertiginosi aumenti registrati lo scorso anno, con vette del 30 – 35%, ora i prezzi di tali prodotti rimangono stabili.
A pagarne le conseguenze sono le famiglie che, continuando così, si trascineranno dietro, anche per il 2009, un maggior costo per l’alimentazione di ben 564 ¤ all’anno.
Facendo l’esempio di una famiglia che consuma, in media, 1 Kg di pane al giorno, si ha una spesa annua complessiva maggiorata di 270 ¤. Per lo stesso consumo di pasta, una famiglia spenderà 146 ¤ in più l’anno.
Lo stesso discorso riguarda molti altri generi di prima necessità, come il latte e la carne. Quest’ultima, infatti, continua ad aumentare! Clamoroso è il caso del prezzo della carne di pollo, che, dopo essere aumento, a gennaio 2008, del 12% rispetto a novembre2007, oggi, aumenta ancora del 18% rispetto a gennaio 2008.
Tutto ciò dimostra l’urgenza di un accordo tra trasformatori ed intermediari affinché vi sia maggiore trasparenza e correttezza nella determinazione dei prezzi.
A tale proposito torniamo a ribadire, inoltre, la necessità di una forte riduzione dei prezzi dei prodotti di largo consumo, di almeno il 20%.
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