29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
Ecco gli imprenditori leader del futuro dell’agricoltura italiana

Giovani, colti, innovativi e orientati al mercato internazionale:

Questo l’identikit - tracciato dal Censis per Confagricoltura - delle imprese destinate presto ad entrare tra i big player del made in Italy agroalimentare

Sono giovani (meno di 40 anni), colti, dotati di mentalità innovativa e decisamente orientati verso i mercati internazionali: ecco gli imprenditori leader del futuro dell’agricoltura italiana, secondo l’identikit tracciato da una ricerca svolta dal Censis per Confagricoltura. Si tratta di imprese che non sono ancora completamente mature sotto il profilo della struttura interna - hanno un fatturato medio di poco superiore ai 500.000 euro ed un’organizzazione che può contare su circa 14 addetti - ma grazie alla loro capacità di agire sia sulla leva commerciale, sia su quella dell’innovazione, hanno tutte le carte in regola per entrare quanto prima tra i big player dell’agricoltura italiana.

Gli imprenditori alla guida di queste aziende, che rappresentano il 16,7% del campione sondato dal Censis (per un totale di 150 aziende agricole), sono contraddistinti da due caratteristiche principali: un’età decisamente bassa per il sistema agricolo nazionale - il 51% dei titolari ha un’età inferiore ai 40 anni - ed un elevato livello culturale, che si concretizza in comportamenti manageriali e in un approccio al mercato orientati alle più moderne strategie disponibili. La crescita del fatturato, comune al 68% delle aziende del gruppo, è l’elemento che meglio fotografa la situazione economica in cui si trovano. Non si tratta di una crescita attribuibile semplicemente ad un contesto congiunturale favorevole, ma è anzi il frutto di un impegno attivo e continuativo basato sul binomio mercato-innovazione, secondo una concezione dell’agricoltura in cui i due concetti si sorreggono a vicenda.

Altre caratteristiche delle future aziende leader? Una crescita economica dovuta proprio all’accesso in nuovi mercati (geografici, distributivi o merceologici), lo sforzo di attrarre sempre nuovi segmenti di clientela, la decisione di dotarsi di una risorsa professionale autonoma responsabile della fase commerciale e distributiva. Per il 32% di queste aziende, rispetto ad una media generale del 14% delle altre, l’introduzione di innovazioni tecniche o tecnologiche è considerato il principale fattore che contribuisce all’attuale fase di crescita economica.

Dalla ricerca di Confagricoltura emerge che il miglioramento qualitativo della produzione è l’obiettivo verso cui tende il 68%, perseguito attraverso politiche altamente selettive e raffinate, quali la diversificazione varietale e la sperimentazione di nuove cultivars o razze. La tendenza a sperimentare è molto diffusa, a testimonianza della curiosità che li contraddistingue e del loro desiderio di valorizzare l’enorme contributo che la ricerca scientifica può apportare al mondo agricolo. Per quanto riguarda la commercializzazione del prodotto, il 72% si avvale di un marchio aziendale autonomo ed intrattiene rapporti diretti con la rete distributiva. Tutti, inoltre, dispongono di uno spaccio interno o di un agriturismo a complemento della propria attività commerciale.

Ma quali azioni auspicano i futuri leader da parte delle istituzioni? Innanzitutto stimolare la ricerca applicata in ambito agricolo (un obiettivo prioritario per il 60% del campione), incentivare gli investimenti produttivi innovativi, ovvero quelli saldamente legati alla ricerca  scientifica (auspicato dal 48%). Per il 44% è considerato prioritario anche incoraggiare la produzione di bioenergie e biocarburanti.