Nel 2009 oltre 50 mila imprese agricole a rischio chiusura
“Taglio” deciso all’occupazione. Senza validi interventi è il tracollo. I pesanti costi falcidiano l’agricoltura e mettono in difficoltà il “made in Italy
Oltre mille agricoltori partecipano al grande sit-in della Cia a Roma in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei deputati. Il presidente Giuseppe Politi: dal governo vogliamo risposte immediate e concrete. Incontri con tutte le forze parlamentari. Le priorità: proroga di tre anni (ora ferma al 31 marzo prossimo) degli sgravi contributivi; correzioni al decreto legge sulle quote latte, oggi inaccettabile; riduzione, anche con interventi di carattere fiscale, dei pesanti costi produttivi; alleggerimento degli oneri burocratici; finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali.
Ormai è vera emergenza per l’agricoltura italiana. Un’impresa agricola su tre è a rischio. I bilanci aziendali sono sempre più «in rosso». I costi produttivi crescono in maniera preoccupante e con essi gli oneri contributivi e il «peso» asfissiante degli adempimenti burocratici. Nel 2009, senza immediati e straordinari interventi a sostegno degli agricoltori, oltre 50 mila aziende possono chiudere i battenti e più di 2 milioni di ettari di terreni coltivati sono in grave pericolo. Non solo. Si potrebbero verificare un «taglio» deciso all’occupazione e pesanti conseguenze anche del «made Italy». Questo il grido d’allarme lanciato oggi dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori durante il grande sit-in a Roma, in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei deputati.
I motivi di questo possibile tracollo sono noti e dalla Cia più volte denunciati: costi produttivi sempre più pesanti; oneri contributivi e burocratici opprimenti; la proroga per la fiscalizzazione degli oneri sociali è ferma ancora al 31 marzo 2009; redditi falcidiati; prezzi sui campi in continua discesa; mancanza di finanziamenti per il Fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali; un decreto sulle quote latte inaccettabile; scarsissima attenzione da parte del Governo; pochi e fragili sostegni pubblici; una politica di sviluppo che si allontana in maniera inesorabile; un’agguerrita competitività a livello internazionale.
«Negli ultimi dieci anni -dice il presidente della Cia- circa 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagna e svantaggiate, hanno chiuso i battenti. Solo nel 2008 più di 20 mila sono andate fuori mercato. Il rischio è che nei prossimi tre-quattro anni, altre 250 mila aziende rischiano di cessare l’attività. Senza interventi mirati e straordinari sarebbe una tragedia per l’intero settore».
«Il silenzio del Governo nei confronti dei gravi problemi del mondo agricolo -aggiunge Politi- è disarmante. Siamo in una situazione non più tollerabile. In questi giorni più volte abbiamo sostenuto la necessità di misure incisive. Nessuna risposta è venuta. Per questo motivo abbiamo detto basta e abbiamo ripreso la mobilitazione sul territorio nazionale, lanciando anche un appello alle organizzazioni agricole e cooperative di fare fronte comune e avviare iniziative unitarie. Siamo tornati a scendere in piazza per far sentire, in modo vibrante, la voce della protesta degli agricoltori italiani, che sono stanchi di restare inascoltati, anche quando le questioni assumono contorni drammatici, come quelli attuali».
«Nei confronti del settore -rileva il presidente della Cia- c’è un totale disinteresse. A noi si dice che le risorse non ci sono. Poi, invece, vengono varati interventi importanti per il settore dell’auto, per gli elettrodomestici, per i mobili. Ci sentiamo presi in giro. E questo non possiamo sopportarlo oltre. Abbiamo chiesto incontri a tutte le forze politiche presenti in Parlamento per far sì che vengano predisposte misure in grado di ridare fiato agli imprenditori agricoli. Lo stesso abbiamo fatto con Regioni ed enti locali».
Sia nella finanziaria che nel decreto anti-crisi del Governo non si trovano -afferma la Cia- interventi mirati alla soluzione delle complesse questioni che oggi assillano gli imprenditori agricoli italiani. Nonostante le ripetute sollecitazioni e il quadro preoccupante delle imprese agricole, che vedono sempre più allontanarsi sviluppo e competitività, non si sono reperite le risorse necessarie per ridare certezze e prospettive ad un settore che ora rischia di subire ulteriori effetti negativi da una crisi che si sta rivelando una delle più complesse e difficili degli ultimi trent’anni.
Le richieste della Cia sono chiare: la proroga di tre anni (ora ferma al 31 marzo prossimo) degli sgravi contributivi; correzioni al decreto legge sulle quote latte durante l’iter parlamentare; riduzione, anche con interventi di carattere fiscale, dei pesanti costi produttivi; alleggerimento degli oneri burocratici; finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali.
«Dobbiamo capire che -rimarca Politi- un Paese senza una valida agricoltura non ha futuro. In altri Stati europei i problemi agricoli vengono affrontati in maniera diversa e certamente più incisiva. Non si può continuare ad ignorare una realtà grave che è sotto l’occhio di tutti. Ecco perché la nostra protesta sarà ferma e determinata. Ci battiamo con energia affinché un grande patrimonio, quale è quello agricolo e rurale dell’Italia, non vada disperso e si frammenti ulteriormente. Le conseguenze sarebbero devastanti non solo per il settore, ma anche per l’intera economia».
«Comunque, le nostre richieste non riguardano solo l’emergenza. Quello che sollecitiamo -conclude Politi- è un nuovo progetto di politica agraria. E questo deve essere il compito della Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale che va svolta in tempi rapidi. Di qui la nostra sollecitazione al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia affinché sia coerente e mantenga l’impegno di avviare i lavori preparatori della Conferenza».
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