28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
Crisi economica

«Contro la crisi serve progetto complessivo e condiviso»

Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini sottolineando come «preoccupa l’assenza di un disegno organico per uscire dalla crisi economica che non può considerarsi risolta con il dl anticrisi»

«I dati Ocse e i dati Istat sulla produzione industriale dimostrano che occorre un progetto complessivo e condiviso per la gestione della crisi. Il governo si impegni a trovare una sede istituzionale in cui tutti i soggetti chiamati a dare il proprio contributo, a partire da sindacati, imprese e enti locali, possano concorrere alla definizione di misure di lungo termine a sostegno dei redditi, delle imprese e dell’occupazione».

Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini sottolineando come «preoccupa l’assenza di un disegno organico per uscire dalla crisi economica che non può considerarsi risolta con il dl anticrisi, ancora in discussione in Parlamento, e che in alcuni punti non risponde più alle attuali necessità. Al di là delle risorse complessive impegnate, una parte di esse si sono liberate, o non sono state comunque utilizzate, dai fondi stanziati per le banche o quelli per i mutui. Ma soprattutto preoccupano i cambi di rotta che si registrano altrove, come in Germania, con la previsione di importanti misure di sostegno inizialmente escluse dal Governo tedesco, che rischiano di penalizzare ulteriormente il nostro Paese».

Riforme concrete - «Questa crisi – continua - può e deve rappresentare anche un’opportunità per mettere a segno riforme concrete a vantaggio dei redditi da lavoro dipendente, da pensione e del sistema delle imprese. Può rappresentare una opportunità per investire sulle famiglie, non ultimo attraverso una politica fiscale organica e non episodica, anche attraverso l’introduzione del quoziente familiare. Occorre intervenire nel settore manifatturiero a cominciare dal comparto dell’auto: i dati sulla produzione industriale, al di là della contrazione generalizzata, allarmano per il crollo del mercato dell’auto che rappresenta nel nostro Paese il 10 per cento del Pil. Così come non può essere ignorato il tema dell’immigrazione, che contribuisce con una ulteriore significativa quota del 10% di Pil, e che non può trovare risposte solamente in una gestione, peraltro caotica, delle quote di ingresso e di polemiche su ingiuste ed ingiustificate tasse o ticket sui permessi di soggiorno, quando invece servirebbero politiche di maggiori tutele e integrazione. Altra questione strategica, è l’Expo 2015, che pure rappresenta una concreta prospettiva di sviluppo anche per il made in Italy sulla quale non si riesce ad investire».

«Bisogna, quindi, - conclude - concentrare tutto l’impegno per trovare una via d’uscita dalla crisi anche risolvendo alcuni nodi a cominciare dalle regole di governo della finanza, anche alla luce dell’indagine dell’Antitrust sul conflitto di interessi nelle società italiane quotate in borsa, come anche per riformare il sistema degli ammortizzatori sociali o tentare di ridistribuire in maniera più equa la ricchezza nel nostro Paese: infatti, ricorda l’Ocse, solo cinque Paesi su trenta hanno indici di disuguaglianza superiori al nostro».