2 maggio 2024
Aggiornato 08:30
L'assessore regionale spiega il senso della prossima riforma e replica alla Albini

«Case popolari, il sistema attuale non funziona e va cambiato»

Baronti: «Critiche infondate e sconcertanti. Fu lei a creare il “caso Firenze”»

«Affermazioni del tutto infondate e sconcertanti». Così l'assessore regionale alla casa Eugenio Baronti definisce le critiche rivolte da Tea Albini, assessore al bilancio del comune di Firenze, in occasione della conferenza stampa di presentazione del bilancio di «Casa Spa» , nei confronti della proposta di legge a cui la Regione sta lavorando per l'edilizia popolare. «Affermazioni del tutto infondate e sconcertanti – sottolinea Baronti – per la superficialità con cui la signora Albini affronta una questione così complessa, seria e importante per migliaia di famiglie. Questa proposta sarebbe, secondo lei, ferma ad una concezione vecchia di vent’anni, non terrebbe conto di cambiamenti epocali e infine vanificherebbe il grande lavoro e i grandi risultati raggiunti in questi anni: parole altisonanti che nascondono un vuoto di analisi e una totale ignoranza della legge.»

Entrando nel merito l'assessore regionale controbatte. «Ritengo che l’attuale sistema di gestione dell’edilizia residenziale pubblica, non sia nelle condizioni di dare una risposta adeguata al crescente disagio abitativo, alimentato da una crisi economica e sociale senza precedenti. Il sistema è inefficiente, inefficace, irrazionale, è bloccato su se stesso. Non è nella condizione nemmeno di spendere, in tempi ragionevoli, consistenti risorse finanziarie che sono disponibili e che potrebbero alleviare le condizioni di vita drammatiche di migliaia di famiglie, ha tempi di risposta esageratamente lunghi e sacche di iniquità, disparità di trattamento non più tollerabili. L’attuale sistema va ripensato e rifondato, ed è con questa impostazione che mi sono mosso in questi mesi e da questa consapevolezza nasce la proposta di legge, che tra l’altro conferma la scelta operata con la legge regionale 77/98, che attribuì ai comuni le funzioni amministrative in materia di edilizia residenziale pubblica, riservando alla regione le funzioni di programmazione, indirizzo, verifica e controllo.»

L'assessore spiega poi le linee portanti della riforma. «La legge propone un nuovo sistema unitario di Edilizia residenziale sociale (ERS) che può essere rappresentato come un grande contenitore dentro al quale ci stanno tutte le diverse tipologie di intervento, per una offerta articolata di servizi abitativi e di prestazioni sociali, con livelli gradualmente crescenti di protezione pubblica che sarà di massima protezione per le fasce sociali più disagiate e, proporzionalmente decrescente, con l’aumentare delle disponibilità economiche della famiglia, attraverso un percorso unitario e progressivo. Un cambiamento culturale profondo che porta al superamento della vecchia logica di sistemi diversi rigidi e separati. Sono previste inoltre nuove opportunità, come il sostegno all’autorecupero e l’autocostruzione, progetti pilota e sperimentali di condomini solidali che offrono spazi per favorire le relazioni umane e sociali, la mutualità e lo scambio di servizi e prestazioni. E ancora si promuove la qualità dell’abitare e l’ecoefficienza energetica degli edifici. Proprio la situazione del Comune di Firenze – sottolinea Baronti - dovrebbe suggerire alla signora Albini maggiore prudenza nel tranciare giudizi contro gli altri. Le farebbe onore fare qualche «mea culpa», visto il periodo natalizio, e considerato che l’anomalia Firenze nell’ambito del sistema regionale di gestione dell’ERP è opera sua in quanto fu lei a creare il «caso fiorentino» con un contratto di servizi diverso da tutti gli altri, conferendo al gestore solo le funzioni attinenti all’amministrazione del patrimonio, e non di gestione unitaria, così come dice la L.R.77/98.

Con il risultato – rileva l'assessore Baronti - che i canoni di locazione, al netto del costo unitario di amministrazione degli alloggi, riconosciuto dal contratto di servizio, non transitano dal bilancio di Casa Spa ma vengono da questi solo riscossi e riversati ad ogni singolo comune, con pesanti ritardi e immobilizzazioni/riduzioni dei livelli di reinvestimento. Dovremmo chiedere ai cittadini dei vari condomini degradati che attendono da anni lavori di manutenzione se sono soddisfatti del fatto che il programma di investimento dei residui dei canoni 2003 sia stato presentato in Regione nel novembre 2008 così come quello per gli anni 2004/2 006. Mi piacerebbe sentire la signora Albini in uno dei suoi prossimi comizi, magari in un quartiere di case popolari, dire che il sistema va bene così, che per amministrare 50.000 alloggi su scala regionale ci vogliono 11 SpA con 11 contratti di servizio diversi, e che la manutenzione che il sistema garantisce attualmente agli alloggi di edilizia residenziale pubblica è del tutto adeguata».