20 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Rapporto Nomisma / Confagricoltura

«La competitività è una priorità. Favorire l’impegno sui mercati delle “aziende imprese”»

Vecchioni: «Attuare una politica che sostiene invece che vincolare»

«La competitività è una priorità». Lo ha rimarcato il presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli, Federico Vecchioni, intervenendo alla presentazione dell’XI ‘Rapporto sull’Agricoltura’ di Nomisma, promosso da Confagricoltura, dedicato proprio al tema della competitività come fattore di sviluppo.
«Competitività, in estrema sintesi, significa – ha detto il presidente di Confagricoltura - conquistare nuove quote di mercato e mantenerle. E’ uno sforzo imprenditoriale ed una priorità dell’agricoltura e di tutto il sistema agroalimentare, che va sostenuta anche dalle politiche europee e nazionali».

Cosa serve per raggiungere l’obiettivo prioritario? Quali sono gli ostacoli da superare? I risultati dell’indagine a campione sugli imprenditori effettuata per il ‘Rapporto Nomisma-Confagricoltura’, individua con chiarezza i fattori critici che ancora pesano sullo sviluppo e che essenzialmente sono: le difficoltà di entrare sul mercato; l’eccesso di burocrazia; le difficoltà e gli oneri di accesso al credito; l’elevato costo della manodopera. Gli imprenditori hanno poi indicato come rilevanti le leve della qualificazione del prodotto e dell’internazionalizzazione.

Ad avviso di Federico Vecchioni «occorre una politica che sostenga e non vincoli l’attività di impresa per favorire l’approvvigionamento, garantire l’occupazione, tutelare l’ambiente ed il paesaggio».

Alleggerire le imprese delle zavorre e dei costi (quelli sociali, ma anche quelli produttivi), qualificare il made in Italy, favorire la penetrazione sui mercati con politiche promozionali e commerciali sono questi gli obiettivi. «Ragionando di imprenditorialità vera, reale, che serve al rilancio dell’agricoltura, dell’agroalimentare e, anche, dell’economia in senso generale».

«Se si vuole concretizzare una politica per la competitività – ha proseguito Federico Vecchioni - bisogna puntare sulle ‘aziende imprese’ perché esse mostrano, anche nelle difficoltà della congiuntura, una maggiore capacità di adattamento al mercato, sono in grado di realizzare una diversificazione del mercato, sono indirizzate alla ricerca ed all’innovazione e spesso hanno anticipato gli scenari futuri, anche rivolgendosi all’internazionalizzazione».

Ad avviso del presidente di Confagricoltura, finora, in campo comunitario ma anche nazionale è sembrata mancare una sensibilità verso le aziende trainanti, eppure le occasioni per tentare un approccio innovativo delle politiche in verità non mancano. «A cominciare - ha sottolineato il presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli - dalla applicazione del recente compromesso sulla health check, che richiama la necessità di scelte politiche a tutto campo per ridare slancio competitivo alle vere imprese del settore; ma anche per sostituire quegli strumenti di intervento sui mercati che sono venuti meno e che vanno adeguatamente sostituiti, per gestire al meglio le crisi ed evitare ulteriori squilibri».

«Anche gli interventi nazionali ancora sono timidi, tardivi, imprecisi e poco incisivi rispetto alle esigenze degli operatori – ha aggiunto il presidente Vecchioni -. Basti pensare alle difficoltà con cui si sta procedendo alla definizione del quadro normativo per la promozione delle energie rinnovabili od ai maggiori costi che potranno derivare dalla mancata fiscalizzazione nelle aree montane e svantaggiate».

«La sfida che ci attende -ha concluso il presidente della Confagricoltura - è quella a superare i limiti e le difficoltà: strutturali del sistema produttivo (con una dimensione economica delle imprese ancora insufficiente); di mercato (dove occorre aggregarsi e approcciare in maniera vantaggiosa le filiere, anche con un occhio alla Gdo ed ai mercati esteri); di una politica dei fattori di produzione (dove vanno evitate escalation dei costi che minano la redditività); di contesto ambientale (meno burocrazia e norme penalizzanti)».

XI Rapporto Nomisma sull’Agricoltura