29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Sicurezza negli edifici scolastici

«Un istituto su due è a rischio»

Codici: «Basta rimpallarsi le responsabilità, si trovino le soluzioni»

Sabato 22 novembre un ragazzo di 17 anni è stato vittima del crollo avvenuto in una scuola a Rivoli, alle porte di Torino. Secondo le prime informazioni il giovane durante l'intervallo si trovava nell'aula dove e' caduta la controsoffittatura.
L’incidente ha sollevato nuovamente la questione della sicurezza degli edifici scolastici, dopo che il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia nell’ottobre del 2002 l’aveva portata all’attenzione dell’opinione pubblica.

Quindicimila scuole italiane sorgono su aree a rischio sismico, una su cinque e' stata costruita circa cento anni fa. Numeri che parlano di una vera e propria emergenza dell'edilizia scolastica, con provvedimenti e finanziamenti spesso insufficienti, mentre le nostre scuole restano senza sistemi di sicurezza adeguati e privi delle tecnologie minime per consentire la messa in rete degli studenti. Dall'agibilita' statica a quella igienico sanitaria, dalla prevenzione anti-incendi per passare all'abbattimento delle barriere architettoniche (imposto per legge ma disatteso nella stragrande maggioranza dei casi nonostante nelle scuole ci siano oltre 170mila disabili) i nostri istituti scolastici sono strutture vecchie e poco sicure, come dimostrano anche i dati dell'Inail a proposito degli infortuni di docenti e studenti.
Numeri che fotografano una realtà in costante crescita, con oltre 90mila incidenti denunciati dagli studenti nel 2007 e 12.912 infortuni capitati al personale docente. Incidenti che riguardano per lo più contusioni, lussazioni e fratture.

Va detto che su un totale di 10.762 scuole e 42.029 edifici scolastici (dati del Miur relativi all'anno scolastico 2007-2008) il 6% risale a costruzioni dell'800, il 18% e' stato costruito nell'arco temporale 1900-1946, e il restante 75% negli ultimi 50 anni.

Tradotto in numeri significa che gran parte delle nostre scuole ha più di quarant'anni di vita sulle spalle, con tutto ciò che ne consegue quanto a messa in sicurezza, ovvero applicazione della legge 626/94.
Tra il 2002 e il 2003 sono stati stanziati 500 milioni di euro ma solo all’inizio di quest’anno sono stati spesi concretamente. Secondo fonti istituzionali l’iter di attribuzione dei fondi è stato complesso: prima i due ministeri competenti, quello della Pubblica Istruzione e quello dei Lavori Pubblici, hanno dovuto individuare i criteri per scegliere le scuole da ristrutturare. Poi è stato necessario il via libera del Cipe. Poi la palla è passata alle Regioni, alle Province, ai Comuni e alle Province autonome. Così i lavori sono partiti tra la fine del 2007 e l’inizio di quest’anno. Inoltre, sono stati erogati 300 milioni di euro, destinati allo stesso scopo, stanziati dal precedente governo.
«Come sono stati spesi gli ingenti fondi delle Regioni e delle Province? Che scelte e che priorità hanno guidato gli amministratori? Andrebbe prontamente chiarito e i responsabili , ove vi fossero, andrebbero puniti e non promossi a più alto incarico», dichiara il Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli. E aggiunge: «Basta con lo scarica barile: chi ha le responsabilità se le prenda e ne accetti le conseguenze. E’ troppo facile fare demagogia e annunciare grandi cambiamenti il giorno dopo l’ennesimo incidente annunciato. Si trovino delle soluzioni perché le scuole ritornino ad essere un luogo sicuro per i nostri figli».