27 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Crisi e criminalità

Venturi: «Crisi e mafie che taglieggiano rendono vita impossibile alle imprese»

«Subito interventi forti per i redditi delle famiglie e per le imprese. Governo decida una moratoria degli studi di settore»

«Fra la crisi che incalza e le mafie che taglieggiano senza tregua, le imprese, specie quelle del sud, non ce la fanno più a reggere da sole. La Confesercenti chiede al Governo un pacchetto di misure forti e chiede anche una moratoria degli studi di settore che si rende necessaria per il calo della domanda interna».
Nel corso del suo intervento nel convegno su sicurezza e legalità organizzato a Castelvolturno dalla Confesercenti Campania, Marco Venturi ha sostenuto la necessità «di spezzare l’intreccio crisi economica-potere di camorra e mafia che potrebbe rendere ancora più pericolosa la penetrazione nell’economia della criminalità organizzata. Non si ignori che gli utili per la criminalità organizzata toccano gli 80 miliardi di euro e che la sola camorra ne incassa 28.

Contro la crisi economica non servono annunci o interventi di facciata. Abbiamo chiesto di intervenire a favore dei redditi delle famiglie e di sostenere l’impegno delle pmi strette specie al sud fra recessione, taglio al credito e criminalità. Servono misure concrete ed immediate per evitare il tracollo della domanda interna e una fase recessiva lunga e pesante: rateizzare o ridurre in modo significativo gli acconti di novembre, rivedere a fondo gli studi di settore, tagliare con coraggio le spese produttive per investire su ricerca, turismo, infrastrutture.
Di tagli di spese non si parla quasi più: eppure pochi mesi fa in campagna elettorale quando abbiamo proposto ad esempio di abolire le province tutti a parole erano d’accordo. Salvo poi fare finta di niente.

Noi invece rilanciamo questa sfida: abolire le province e lo spreco di denaro pubblico ad esse collegate. Usare queste risorse per la crescita economica in particolare nel sud del Paese. Non dimentichiamo che sono a rischio il futuro di migliaia di imprese e di almeno 100 mila posti di lavoro nel settore commerciale, in particolare nel sud.
Ma soprattutto va mantenuta alta la guardia nella lotta alla criminalità organizzata, penalizzando le imprese colluse, favorendo chi si sottrae ai ricatti e condizionamenti camorristici e denuncia. Per queste imprese si approntino corsie preferenziali per appalti pubblici e vantaggi fiscali.
Si crei rapidamente un tutor antiracket con l’obiettivo non solo di seguire le imprese ma anche di evitare che crisi più criminalità spingano lontano dal sud gli investimenti ed al tempo stesso invece favoriscano chiusure di imprese. Si combatta con energia l’abusivismo che ha un giro d’affari vertiginoso pari a circa 10 miliardi di euro.
Ed il Governo aumenti le risorse per il fondo di prevenzione e lo riorganizzi in modo più efficace. Ma soprattutto vigili perché credito e mutui non diventino più gravosi a costi praticamente insostenibili per tante piccole aziende.

Su tutto questo e su interventi a favore del tessuto economico e sociale sano del sud firmiamo un patto solenne per lanciare una grande offensiva per la legalità.
Allarme rosso poi per l’usura: già 180 mila imprenditori sono stati colpiti con un «bottino» per le mafie di 35 miliardi, 15 nel settore commercio. Con la crisi e le difficoltà di accesso al credito pulito c’è il rischio che la camorra, e non solo essa, la facciano da padrona e quelle cifre crescano ancora di più.
Non è un caso che mentre si attirava l’attenzione sulla camorra napoletana – vedi questione dei rifiuti – cresceva ruolo e peso di quella casertana. Basti pensare al giro di affari: dal racket al narcotraffico, dagli appalti alla gestione dei rifiuti ai finanziamenti usurai. Come stupirsi poi se la «holding» dei Casalesi può contare su un giro di affari di 5 miliardi l’anno.
La parola d’ordine non può che essere quella di reagire. Avere il coraggio di denunciare, ma anche sapere che chi denuncia deve poter contare su forti tutele e che lo Stato deve controllare il territorio facendo capire alla criminalità organizzata che questa scelta non è di breve periodo. Già oggi il rafforzamento della presenza delle Istituzioni sta creando un’aria nuova. Un risultato che non va disperso ma semmai ampliato e consolidato nel tempo.
Oggi serve più che mai un sistema istituzionale, politico e sociale unito in questa battaglia, reattivo e capace di contromisure incisive nei confronti di una criminalità che sa annidarsi in tutti i settori della vita economica dai quali invece dobbiamo farla uscire ad ogni costo».