5 maggio 2024
Aggiornato 01:30
Energia eolica

Parco eolico di iniziativa pubblica a Camerino

Amagliani: «La soprintendenza è in un altro pianeta, ha la sindrome ‘banana’»

«Assoluta indifferenza alle ragioni strategiche dei nuovi rapporti energia – ambiente; nessuna considerazione delle ragioni dello sviluppo nelle aree più svantaggiate; gravi scorrettezze istituzionali; discutibilissime motivazioni culturali sulla tutela del paesaggio.» Questi i quattro elementi – secondo l’assessore regionale all’Ambiente, Marco Amagliani – contenuti nel decreto del Soprintendente (ad interim) ai beni architettonici ed al paesaggio delle Marche, con cui è stato annullata l’autorizzazione paesaggistica regionale all’impianto eolico di iniziativa pubblica della Comunità Montana di Camerino. Poi l’assessore prosegue il commento in questa nota:

«Questo organo decentrato del Ministero per i beni e le attività culturali opera evidentemente in un pianeta diverso dal nostro, un pianeta non a rischio di cambiamenti climatici, dove si può continuare all’infinito a bruciare petrolio e carbone, dove è inutile l’innovazione tecnologica nel settore delle energie rinnovabili ed il connesso forte incremento di occupazione, dove è forse opportuno che le popolazioni delle aree interne vadano tutte ad abitare a valle e sulla costa. Qui, nelle aree costiere e vallive, sembrano per altro risultare molto labili gli interventi dello stesso ufficio a tutela di monumenti, paesaggi e beni ambientali dal progressivo assedio di micro e macro iniziative immobiliari, di cui è veramente difficile non notare gli effetti negativi sulla percezione del «carattere culturale-paesaggistico « dei siti.

Prenderemmo volentieri atto e saremmo ben lieti se la Soprintendenza delle Marche impiegasse le sue migliori energie per mitigare il forte impatto paesaggistico delle zone urbane ad alta densità edilizia piuttosto che esercitarsi contro l’eolico e gli altri impianti ad energia rinnovabile (es: fotovoltaico e centri storici ). Mentre in tutto il mondo si discute e si opera concretamente per entrare nella terza rivoluzione energetica, quella delle fonti rinnovabili, la Soprintendenza delle Marche è affetta dalla sindrome «banana»(build absolutely nothing anywhere near anything), ma soltanto per alcune tipologie di intervento, cioè quelle più importanti per le strategie energetico-ambientali. Giovedì 13 novembre in cronaca locale viene pubblicata con molta evidenza la notizia dell’annullamento; martedì 18 nel pomeriggio l’atto ufficiale viene notificato alla struttura regionale competente! Voglia di protagonismo di qualche funzionario statale? Rapporti privilegiati con gli sparuti oppositori locali del parco eolico pubblico? Fuga di notizie? Lo chiedo al Soprintendente e al Direttore regionale, con il quale numerosi sono stati gli incontri ufficiali, in sede politico-amministrativa e tecnica e le cui osservazioni sono state ampiamente rispettate con una progettazione attentissima ad ogni possibile riduzione e mitigazione degli impatti. Ma le torri dell’eolico si vedono, non si possono certo costruire in pietra, mattoni e legno, certamente fanno bene all’ambiente e contribuiscono al benessere delle popolazioni locali, non c’è dubbio che modifichino il paesaggio e la sua percezione.

E qui il decreto in questione produce una serie ridondante di affermazioni generali e generiche sulla incompatibilità assoluta e senza appello del parco eolico, in quanto contrasterebbe con la perfetta integrazione di paesaggi naturali ed emergenze storico-culturali, gli equilibri attuali, «il processo di sviluppo naturale». Segue un lungo elenco di beni architettonici, alcuni dei quali tuttavia sono ridotti a semplici ruderi, di cui si tutela …il ricordo?

Motivazioni buone per qualsiasi intervento, che turbi la presunta quiete immobile di aree-cartolina, dove però assai presto si inserirà con serena leggerezza il tratto di superstrada della Quadrilatero! Infine non c’è «comparazione positiva» tra le torri eoliche ed i manufatti tradizionali per forma, dimensione e materiali da costruzione; appunto, vogliamo provare a rivestire gli impianti con pietra mattoni e legno?

La totale chiusura culturale di pezzi dello Stato a forme di innovazione tecnologica a favore di ambiente e sviluppo non può che favorire la conferma di vecchie prassi tecniche, economiche e politiche, decisamente rivolte al passato e che sicuramente non fanno bene ai cittadini e al pianeta.