28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
I Fatti del Buongoverno

Il piano da 80 miliardi

«La migliore caratteristica del piano anticrisi è rappresentata dalla qualità degli interventi»

Il piano da 80 miliardi per sostenere l’economia in tempi di crisi straordinaria colpisce per l’entità delle risorse messe in campo. È vero; ma la sua migliore caratteristica è rappresentata dalla qualità degli interventi. Non misure a fondo perduto, destinate a svanire una volta usciti dalla recessione, e quindi una partita di giro pagata dagli stessi contribuenti; ma provvedimenti che vanno ad inserirsi o anticipano le grandi riforme del programma di governo. Vediamo perché.

Gli aiuti alle famiglie. Numericamente rappresentano la parte minore (2-4 miliardi) ma si tratta di quella di maggiore impatto immediato sui bilanci dei cittadini meno abbienti e sui consumi. Le opzioni sono due: posticipo dell’acconto Irpef di novembre, bonus a valere sulle tredicesime. Sono possibili altre soluzioni al vaglio del Tesoro. In questo modo il governo non dà elargizioni a pioggia né buca il deficit pubblico (i vincoli europei restano), evitando quindi di distribuire oggi ciò che verrebbe pagato dai cittadini domani. È la logica del padre di famiglia. La sinistra insiste per la riduzione delle tasse e gli sgravi permanenti sulle tredicesime. Sul primo punto c’è poco da dire: avendo costantemente aumentato le tasse, l’opposizione non ha i titoli neppure per parlare. Sul secondo, una riduzione permanente del prelievo sulle tredicesime, oltre a pesare sul bilancio pubblico (quindi sugli stessi contribuenti) stabilirebbe una disparità tra lavoratori dipendenti ed autonomi, tra stabilizzati e precari, tra chi merita e chi no, soprattutto tra chi ha bisogno e chi non ne ha.

Le grandi opere. Se le famiglie aspettano la fine dell’anno, non si può trascurare il punto più qualificante dell’operazione: il rilancio delle grandi opere. Strade, ferrovie (a cominciare dall’alta velocità), autostrade (a cominciare dalla Salerno-Reggio Calabria). Il governo reagisce alla crisi secondo la più classica e la più efficace delle ricette, che risale al New Deal rooseveltiano: creando lavoro nelle opere pubbliche indispensabili al Paese. In questo modo non solo si completa le rete di collegamenti necessaria per rilanciare l’Italia ma si fa girare l’industria e si creano posti durevoli di lavoro.

I fondi europei. Anche questa operazione verrà finanziata non prendendo nulla dalle tasche dei cittadini ma utilizzando al meglio i fondi strutturali europei rimasti finora a marcire nei cassetti. Altri paesi, come la Francia e la Spagna, con i fondi Ue hanno compiuto il salto di qualità. L’Italia, nonostante la sinistra «europeista» che ha governato in passato, e nonostante abbia avuto Romano Prodi alla presidenza della commissione, ha rischiato di gettare al vento occasioni clamorose: basta pensare all’alta velocità Torino-Lione, bloccata per le proteste dei massimalisti tra l’inazione del governo Prodi. Una situazione per molti aspetti speculare, al Nord, di ciò che era accaduto con i rifiuti in Campania.

La difesa dei risparmi. Circa venti miliardi sono destinati agli interventi per le banche. sottoscrivendo obbligazioni garantite per gli istituti di credito verranno definitivamente messi al riparo depositi e risparmi, e soprattutto si impedirà la stretta ai prestiti per le aziende. Stessa ottica delle altre misure: niente salvataggi di Stato né «soldi alle banche» come dicono gli slogan della sinistra, ma appunto difesa dei risparmi e dell’economia. Anche in questo caso all’opposizione va risposto con l’evidenza: l’Italia è l’unico tra i grandi paesi a non avere effettuato neppure un salvataggio pubblico delle banche. Né nazionalizzazioni né ingresso nel capitale; anche le obbligazioni garantite avranno un prezzo a favore dello Stato, cioè di tutti noi.
Premi alla produttività. La detassazione degli straordinari e dei premi aziendali verrà prorogata nel 2009, e nelle intenzioni del governo diverrà permanente. In questo modo non ci saranno sono benefici in busta paga per i lavoratori, ma si attuerà una vera riforma del mercato del lavoro, incentivando il merito e la produttività. Il vantaggio sarà doppio, per i dipendenti e per l’economia in generale. Il governo, dunque, si fa parte attiva nelle riforma della contrattazione.

Sostegno ai disoccupati. Contemporaneamente l’esecutivo cercherà di realizzare ciò che in decenni l’Italia non ha mai avuto, e che la sinistra non ha mai voluto: un aiuto vero per chi resta disoccupato, un sostegno in attesa di trovare un nuovo lavoro, di durata temporanea e condizionato all’accettazione delle offerte che si presentino. Si comincia così a spezzare il perverso meccanismo della cassa integrazione, che interessava soprattutto alle aziende per far gravare le sue crisi sullo Stato, e al sindacato vecchio stampo per poter gestire i sussidi.
Benefici su Iva e Irap. L’Iva si verserà allo stato per cassa, cioè alla riscossione materiale delle fatture, e non più per competenza (all’atto della loro emissione). È una misura di equità e un beneficio concreto per milioni di imprese, di piccoli e grandi professionisti, di artigiani e di lavoratori autonomi. Quanto all’Irap, si sta studiando di renderla deducibile dall’Irpef almeno per la parte relativa al costo del lavoro. L’Irap, imposta introdotta dalla sinistra, fa infatti pagare le tasse sul fatturato e sui dipendenti.

Un contratto per il pubblico impiego. Dopo avere sconfitto l’assenteismo e altre forme di malcostume, il governo ha firmato con i sindacati riformisti il contratto per i dipendenti pubblici. Scaduto da anni causa l’opposizione della Cgil (che continua ad opporsi tuttora), rappresenta il complemento dell’azione contro i «fannulloni»: la retribuzione ed il premio al lavoro e al merito, il miglioramento dell’efficienza nei pubblici servizi.

Pronte le assunzioni all’Alitalia. Disagi, scioperi, proteste, polemiche. Ora però la nuova Alitalia sta per spedire le oltre 12.600 lettere di assunzione individuali. La compagnia decollerà, ed avrà prestissimo un partner estero di primo livello. Il costo anche sociale dell’operazione non è stato lieve ma non bisogna dimenticare che: dal 2009 l’azienda sarà privatizzata e quindi non costerà più un euro ai contribuenti; cesserà per sempre il diritto di veto dei sindacati che in questi decenni è stato la prima causa del degrado del servizio, degli sprechi e dei privilegi; la nuova compagnia parte in un momento di crisi rappresentando un segnale preciso di fiducia nel sistema Italia, nel suo turismo e nei suoi affari.

Scuola: la riforma va avanti. La strumentalizzazione degli studenti da parte della sinistra ha avuto vita breve. Tutti gli esperti, tutta la stampa internazionale, ma soprattutto l’opinione pubblica e le famiglie, riconoscono quanto sia necessaria una riforma, specie dell’Università. Il tentativo del Pd e della Cgil di cavalcare l’Onda studentesca, di far apparire come coincidenti gli interessi corporativi di parte del corpo docente con le aspirazioni degli studenti stessi, non ha avuto successo. Il governo ha scelto una linea di dialogo ma anche di fermezza. Anche in questo caso da una contingenza – i tagli di spesa nella scuola – sta nascendo una riforma di sistema. Un’altra riforma che la sinistra non è mai stata in grado di realizzare.