2 maggio 2024
Aggiornato 14:30
L'UE abolisce gli standard minimi di vendita per la frutta e verdura

«Senza standard scarti frutta e verdura a prezzi elevati»

E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al via libera alla proposta della Commissione di abolire gli standard di vendita in Europa di 26 prodotti ortofrutticoli sui 36 esistenti

Con l’abolizione degli standard minimi di vendita per la frutta e verdura diventa più importante fare attenzione alla qualità per non cadere nell’inganno dell’acquisto di prodotti di scarto a prezzi elevati. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al via libera alla proposta della Commissione di abolire gli standard di vendita in Europa di 26 prodotti ortofrutticoli sui 36 esistenti, contro la quale non è stata raggiunta una maggioranza qualificata nonostante il voto contrario dell’Italia e di altri 15 paesi.

Il provvedimento - sottolinea la Coldiretti - sopprime le regole sulla dimensione, il peso e la qualità di origine di alimenti come cipolle, melanzane e albicocche che verrebbero assoggettati ad una generica definizione di merce sana, leale e mercantile, mentre lascia in vigore gli standard commerciali per dieci prodotti ortofrutticoli ritenuti rappresentativi per il mercato. (mele, agrumi, pere, kiwi, insalate in genere, pesche e nettarine, fragole, peperoni, uva da tavola e pomodori).

Il venir meno dell’ obbligo di garantire l’omogeneità del prodotto offerto in vendita rischia di favorire - continua la Coldiretti - la vendita di scarti a più alto prezzo e impedisce di fare scelte di acquisto trasparenti attraverso il confronto di frutta e verdura con le stesse caratteristiche. Attenzione anche - precisa la Coldiretti - alle confezioni che mettono in evidenza la frutta e verdura migliori per nascondere quelle di scarto.

Il sistema comunitario fino ad ora in vigore disciplinava la classificazione dell’ortofrutta in categorie e calibri per garantire l’omogeneità dei prodotti presenti in un imballaggio, con le relative tolleranze, l’obbligo o la facoltà di riportare in etichetta la varietà o la tipologia. Il fatto - sostiene la Coldiretti - che alcuni dettagli siano eccessivi e quindi da semplificare nulla toglie alla necessità di avere un linguaggio commerciale univoco che consenta di identificare il prodotto senza inganni.

Il rischio è quello di una concorrenza sleale da parte dei nuovi paesi dell’est a danno dei consumatori e delle imprese agricole nazionali e delle loro cooperative impegnate a garantire standard qualitativi da primato nella Unione Europea. L'Italia produce circa 24 milioni di tonnellate di frutta, ortaggi ed agrumi freschi, per un fatturato, compreso l'indotto, di 22,8 miliardi di euro. L’Italia è il principale produttore ortofrutticolo dell’Unione Europea e con una parte consistente delle esportazioni agroalimentari determinata da questa voce. Nei primi sette mesi del 2008 sono state esportate più di 2 milioni di tonnellate di ortofrutticoli, per un valore pari a oltre 2 miliardi di euro (+16,9 per cento sul 2007). L’ortofrutticoltura ha determinano - conclude la Coldiretti - un saldo attivo nei primi sette mesi dell'anno di oltre 500 milioni di euro, con una crescita superiore al 51 per cento rispetto all'analogo periodo 2007 (+51,6 per cento), confermandosi come uno dei settori portanti del «Made in Italy».