3 maggio 2024
Aggiornato 10:00
Poco più di 11 milioni di bottiglie, ma di buona qualità

Meno vino “novello” sulle nostre tavole

La Cia, nel ricordare che le vendite cominceranno da giovedì prossimo 6 novembre, stima un calo produttivo del 4 per cento e sottolinea come si consolida da parte dei consumatori la scelta qualitativa

Meno vino «novello» sulle nostra tavole. Saranno, infatti, poco più di 11 milioni le bottiglie e le confezioni di «novelli» (pari a 84 mila ettolitri) che saranno immesse sul mercato nazionale ed internazionale da giovedì prossimo 6 novembre e fino al mese di maggio, proprio per garantire le tipiche qualità organolettiche di questi vini fragranti, rotondi, gustosi, fruttati che sanno d’uva e che genereranno un volume di affari intorno ai 53 milioni di euro.

Sono questi i dati elaborati dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale stima, anche sulla base di ultime rilevazioni di importanti istituti, che tale particolare produzione vinicola registrerà un calo del 4 per cento rispetto allo scorso anno. La qualità sarà, comunque, buona. E questo conferma una scelta qualitativa da parte dei consumatori.

Nel 2002 la produzione di «novello» toccò il suo massimo storico sfiorando i 18 milioni di bottiglie. Ma -sostiene la Cia- già dal 2006 il consumo ha iniziato a calare con 15,5 milioni di bottiglie prodotte. E questa tendenza è proseguita nel 2007 e si confermerà anche nel 2008. Dunque, più qualità e meno produzione.
L’incidenza del «novello» sulla produzione enologica nazionale è dello 0,18 per cento, e i prezzi -avverte la Cia- registrano un lieve aumento rispetto allo scorso e vanno dai 3 ai 7 euro a bottiglia, ma con punte anche dell’8,50 euro.

La Cia sottolinea che il 63,2 per cento dei vini «novelli» viene dalle regioni del Nord Italia. Mentre il Centro è a quota 22,1 per cento e il Sud al 14,7 per cento. Primo produttore resta il Veneto, con 3,86 milioni di bottiglie, mentre a buona distanza seguono, nell’ordine, Trentino Alto Adige con circa 1,45 milioni di bottiglie e Toscana con più di 1,3 milioni. Quindi Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sardegna, Sicilia e man mano le altre regioni.
Da aggiungere -rileva la Cia- che il 12 per cento della produzione va all’estero, soprattutto in Germania e Giappone. E su base regionale grandi bevitori di «novello» sono i veneti, che «autoconsumano» il 53 per cento della loro produzione.

Le cantine produttrici sono 262 sparse in tutta Italia. Tra i vitigni protagonisti per il vino novello 2008 ci sono, al primo posto il Merlot, seguito dal Sangiovese, dal Cabernet e dal Montepulciano. Molto rari, invece, sono i «novelli» bianchi, pur molto particolari e gustosi, mentre -dice la Cia- sono in crescita quelli rossi provenienti da vitigni autoctoni come l’Aglianico, il Dolcetto, il Cannonau, il Cesanese, il Sangiovese, il Marzemino, il Primitivo e il Nero d’Avola.

Quella dei vini «novelli» -sostiene la Cia- è una piccola «nicchia» di mercato che trova le sue radici in vecchissime tradizioni locali di abbinamento di vini nuovi, ottenuti macerando a lungo le uve intere pressate sofficemente, ai frutti caratteristici dell’autunno, come castagne e marroni e piatti a base di funghi. Da queste tradizioni e prendendo anche spunto dai novelli francesi, è nata una apposita normativa italiana che dagli anni ottanta ha posto le regole produttive che, oltre al primo giorno di vendita, ha stabilito le caratteristiche e la limitazione produttiva ai soli vini con una origine geografica Doc o Igt.