2 maggio 2024
Aggiornato 16:00
Nel 2008 ogni settimana sono state scoperte spedizioni con livelli di aflatossine pericolosi

E’ allarme nocciole turche in dolci e cioccolata

E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati raccolti dal sistema di allarme rapido comunitario (RASFF)

Il fatto che ogni settimana nel 2008 vi è stata la segnalazione all’interno dell’Unione Europea di carichi di nocciole provenienti dalla Turchia con la presenza di aflatossine superiore ai limiti di legge è particolarmente allarmante per l’Italia dove si importano oltre 25 milioni di chilogrammi di nocciole sgusciate all'anno ed in sostanza è turca una nocciola su tre in creme, cioccolatini, gelati e dolci vari prodotti in Italia. E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati raccolti dal sistema di allarme rapido comunitario (RASFF), nel sottolineare che il dato è preoccupante se si considera che solo il 5 per cento delle nocciole importate dalla Turchia è sottoposto per legge a controllo.

Le aflatossine sono prodotte da funghi che possono contaminare prodotti alimentari con effetti particolarmente gravi perché l'intossicazione è cronica e praticamente irreversibile, fino allo sviluppo di forme tumorali molto gravi. L'organo più colpito è il fegato, ma si hanno sospetti anche per arteriosclerosi, cancro al seno, cancro alla prostata, AIDS, morbo di Crohn, sclerosi multipla e infertilità.

L’Italia - continua la Coldiretti - è il principale importatore europeo di nocciole turche dopo la Germania dove ben un terzo delle partite controllate sono risultate con livelli di tossicità del prodotto superiori a quelli consentiti. Le nocciole - spiega la Coldiretti - vengono utilizzate sopratutto come ingredienti degli alimenti (creme, cioccolata, gelati e dolci vari) e per questo al consumatore europeo resta sconosciuta la provenienza dei prodotti che acquista. Di fronte all’aumento dei rischi sanitari è immediatamente necessario - sostiene la Coldiretti - rendere obbligatoria l’origine dei prodotti agricoli impiegati in tutti gli alimenti per consentire scelte di acquisto consapevoli ma anche interventi rapidi in caso i problemi per la salute per il ritiro dei prodotti contaminati dal mercato.

L’Italia, peraltro - continua la Coldiretti - con oltre 67.000 ettari coltivati, è il primo produttore di nocciole europeo e secondo mondiale, proprio dopo la Turchia, con oltre il 98 per cento della produzione che si sviluppa tra Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia, in zone difficili, collinari, a rischio erosione ed abbandono. Ma la pregiata nocciola «Made in Italy» rischia di scomparire schiacciata dalla sleale concorrenza dei Paesi terzi, agevolati non solo da minori costi di produzione, ma da vincoli e controlli inadeguati, specialmente in campo sanitario.

Nell'immediato - conclude la Coldiretti - occorre quindi attivare un osservatorio permanente sulle nocciole, per monitorare la situazione di mercato e il meccanismo di formazione dei prezzi, per evitare un «cartello» tra operatori commerciali a danno dei produttori, ma anche rafforzare i controlli qualitativi e sanitari alle frontiere, affinché le nocciole importate rispettino le stesse norme imposte dall'Unione Europea.