27 agosto 2025
Aggiornato 23:00
Il greggio ai minimi da 14 mesi

A New York il petrolio chiude sotto i 70 dollari

A seguito della pubblicazione dei dati sulle scorte energetiche negli Stati Uniti, risultate molto superiori alle aspettative degli analisti

Il greggio torna a chiudere sotto i 70 dollari, ai minimi da 14 mesi a questa parte. Alla fine della giornata di contrattazioni a New York i futures sul petrolio con scadenza a novembre vengono scambiati a quota 69,85 dollari al barile, in calo di 4,69 dollari, pari al 6,3% in meno rispetto alla chiusura di ieri. Quello odierno è il valore più basso dal 23 agosto 2007.

Durante la seduta l'oro nero ha oscillato attorno ai 70 dollari dopo aver registrato una forte perdita a seguito della pubblicazione dei dati sulle scorte energetiche negli Stati Uniti, risultate molto superiori alle aspettative degli analisti, e aumentando i timori del mercato per un calo della domanda di petrolio nel lungo periodo. Secondo i dati del Dipartimento dell'Energia americano nella settimana terminata il 10 ottobre le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono aumentate di 5,6 milioni di barili, oltre cioè le aspettative che prevedevano un incremento negli stock di 2,2 milioni di barili. Le scorte di benzina sono salite invece di 7 milioni di barili, anche queste molto superiori rispetto alle previsioni che attendevano un aumento di 2,8 milioni di barili. Sul fronte dei distillati gli stock hanno riportato nella settimana appena conclusa un calo di 500.000 barili, a fronte di un rialzo atteso di 400.000 barili.

Nemmeno l'annuncio da parte dell'Opec, l'organizzazione dei Paesi produttori che controlla circa il 40% della produzione, di anticipare al 24 ottobre la riunione straordinaria dei Paesi membri è riuscita a frenare la pesante flessione del greggio. La settimana scorsa infatti l'Opec aveva annunciato per metà novembre un incontro straordinario a Vienna per discutere del calo dei prezzi delle ultime settimane e per decidere su di un eventuale taglio della produzione. Ad essere preoccupati sono in particolare Iran e Venezuela che da una riduzione del prezzo del petrolio vedrebbero tagliato significativamente il budget statale. Il petrolio ha perso infatti quasi 80 dollari rispetto al record dello scorso 11 luglio, quando veniva scambiato a quota 147,27 dollari al barile. Nel corso della mattinata il Ministro del Petrolio iraniano ha invitato anche i Paesi non membri dell'Opec a prendere delle misure per contenere il crollo dei prezzi. Gli analisti dubitano comunque che un taglio della produzione da parte del cartello dei Paesi produttori possa arrestare la discesa del greggio. Il taglio di 520.000 barili deciso a settembre non ha infatti avuto i risultati sperati dai Paesi esportatori. Il calo del petrolio fa scendere negli Stati Uniti anche il prezzo della benzina, che costa oggi in media 3,084 dollari al gallone (3,8 litri), oltre un dollaro in meno rispetto al record del 17 luglio scorso quando un gallone di carburante costava alla pompa 4,114 dollari.

Fonte: Apcom