Il PD voterà no al decreto su Alitalia
«Il nostro partito si è speso per la chiusura della trattativa e siamo felici che si sia conclusa con l'accordo di tutte le forze sindacali»
Il PD al Senato voterà no al decreto su Alitalia. Lo ribadisce Anna Finocchiaro, presidente dei senatori PD, durante la conferenza stampa, tenutasi a Palazzo Madama per spiegare le ragioni di questo no. «Il nostro partito si è speso per la chiusura della trattativa e siamo felici che si sia conclusa con l'accordo di tutte le forze sindacali - ha spiegato la Finocchiaro - ma dobbiamo segnalare che la cordata di imprenditori italiani che acquisterà Alitalia si prenderà la polpa lasciando ai contribuenti tutti i debiti che ammontano a più di due miliardi di euro».
Il piano ideato dal premier Berlusconi infatti prevede che Alitalia sia divisa in due: una new company, la Cai con la cordata italiana che prenderà gli utili, e una bad company dove finiranno tutti gli esuberi e i debiti della compagnia che saranno tutti a carico dei cittadini.
Queste «condizioni di privilegio» sottolineano il vicepresidente Luigi Zanda, i senatori Enzo Bianco ed Emma Bonino per la Cai «sono state ottenute rompendo alcune regole. «Nel decreto si prevede la sospensione dell'attività Antitrust- aggiunge la Finocchiaro - gli amministratori di Alitalia saranno esenti da ogni responsabilità penale, amministrativa e contabile. Questa rottura delle regole poi riguarderà imprese pubbliche e private». Poi la Finocchiaro ha anche replicato ad Antonio Di Pietro: «Se lui è quello del più uno noi siamo più dieci: condividiamo le ragioni delle pregiudiziali presentate oggi in Aula da Idv ma non parteciperemo al voto, anche se ci teniamo ad un rapporto positivo con il gruppo di Idv».
Per Zanda la vicenda Alitalia conferma «la ridotta capacità delle autorità indipendenti a prevenire le crisi. Noi vorremmo che fossero attrezzate dalla legislazione e per loro iniziativa a prevenire i disastri e non accocolate ad aspettare che avvengano».
Questo decreto «è il penultimo atto di questa sagra delle bufale o commedia degli equivoci - ha aggiunto la Bonino - dopo aver sbandierato l'italianità della compagnia gli italiani saranno gli unici a pagare per una microcompagnia che fa Roma-Milano e viceversa. L'italianità infatti ha un tempo limitato perchè Air France potrà entrare prendendo solo la polpa e non i debiti.
Tutto questo oggi sembra un successo ma se lo si paragona alla trattativa fatta fino al 16 marzo, quando ci fu lo stop di Berlusconi ad Air France, c'è da mettersi le mani nei capelli». Una verità sconcertante perché solo sei mesi fa, durante la campagna elettorale quando Air France tentava di chiudere la trattativa per Alitalia, era pronta innanzitutto a farsi carico di tutti i debiti della compagnia, e prevedeva 2500 tagli al personale, cifra che si sarebbe notevolmente ridotta se Berlusconi non avesse disturbato la trattativa con i suoi annunci spot sulla cordata italiana che si è poi concretizzata poco meno di un mese fa. La verità è che la Cai prenderà solo gli utili e gli italiani dovranno pagare i debiti.
Il PD chiede inoltre di conoscere il costo reale per le casse pubbliche di questa operazione segnalando che nel decreto non si parla di copertura finanziaria.
AdO
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