19 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Il professor Spaventa alla Scuola Estiva del PD

Il sistema finanziario e le sue crisi patologiche

«Si è creata una piramide rovesciata in cui il valore dei titoli è enormemente superiore al valore reale del titolo di credito sottostante»

«Ciò che sta succedendo da 15 mesi a questa parte è la più grande crisi finanziaria dal dopoguerra». Con queste parole il Prof. Luigi Spaventa, professore emerito all’Università «La Sapienza», come ha tenuto a farsi presentare, ha introdotto la conferenza, «Il disordine finanziario internazionale».
Infatti, dagli anni d’oro della finanza internazionale, tra il 2000 e il 2006, determinati dal processo socio-economico della globalizzazione e dal ruolo dei paesi emergenti, a metà 2007 si è passati bruscamente ad una crisi finanziaria inimmaginabile per vastità di comparti toccati, per le conseguenze causate e per la crisi di fiducia nell’intero sistema economico-finanziario.

«Non si può demonizzare la finanza e l’utilizzo degli strumenti concepiti negli ultimi anni in questo mercato. La finanza ha effetti benefici ed effetti malefici. Lo sviluppo dell’accesso a fonti finanziarie ulteriori rispetto a quelle concesse dalle banche e dalle tradizionali istituzioni finanziarie è positivo perché lo sviluppo finanziario è fondamentale per lo sviluppo economico. Ma questo sistema che prima si credeva perfetto può dare luogo a crisi patologiche, come quella che siamo vivendo adesso.»

Ciò dipende principalmente da due motivi, connessi alle nuove attività bancarie di intermediazione dei nuovi strumenti finanziari: l’utilizzo di incentivi distorsivi e un sistema finanziario «ombra». I famosi titoli strutturati, come le obbligazioni di credito collaterale (CDO) rendono non necessaria l’attività di rating del cliente del prestito bancario e del titolo finanziario, perché le banche ora fanno utili sulle commissioni di intermediazioni di tali titoli e non tanto grazie al classico interesse, quindi vendono titoli di credito a chiunque. Questi titoli non erano ammessi a mercati regolamentati per cui con la prima crisi la «borsa dei titoli strutturati» si è dissolta e i clienti si sono ritrovati con strumenti finanziari non liquidi, come le azioni di Alitalia.

Spaventa coglie l’occasione per fare un'amara riflessione: «In Italia la maggior parte delle persone non sa che a maggior rendimento corrisponde maggior rischio e ciò è stato sfruttato per vendere a chiunque titoli molto rischiosi semplicemente dichiarando che erano a basso rischio. Per tali attività ci vorrebbero l’intervento dei carabinieri con le manette».

Inoltre si è creata una piramide rovesciata in cui il valore dei titoli è enormemente superiore al valore reale del titolo di credito sottostante. Addirittura si sono fatti cdo di cdo di cdo, solo per soddisfare la domanda di titoli per investimento.

Con orrore si è scoperto che il rischio ceduto con cdo agli investitori era ritornato alle banche, dato che, nell’assoluta disinformazione di tutti, anche delle autorità di vigilanza, e con la compiacenza più o meno estorta dei servizi interni di valutazione dei titoli, avevano creato degli enti che si comportavano come hedge funds che compravano a loro volta titoli strutturati. Si era creato cioè un «mercato ombra» dei titoli strutturati.

Spaventa osserva che il tanto spesso vituperato sistema di regolazione italiano dei mercati ha funzionato, anche nell’attività a monte della crisi. Infatti, da noi queste distorsioni non sono avvenute e le autorità economico-finanziarie italiane non sono dovute intervenire con attività rilevanti a posteriori per cercare di salvare il salvabile, come per Fanny Mae e Freddy Mac, salvo l’intervento della BCE.

In conclusione «questa crisi deve essere una purga che libera l'organismo dalle tossine accumulate. La purga fa bene ma ha anche effetti collaterali, che possono far male.»

Ciò deve servire, cioè, per regolamentare i mercati finanziari in modo migliore e più stringente. Non devono più esserci «mercati ombra», la legislazione spiazzata dalla realtà del mercato e autorità di vigilanza impotenti o disorganiche al sistema, come a Londra e a New York. Inoltre non si possono regolare solo l’attività di determinate istituzioni finanziaria, ma tutti coloro che hanno a che fare con una forte quota di capitale di terzi. Non si tratta di vietare o ammettere, ma di correggere ed eliminare gli incentivi che hanno determinato la crisi, che ha a sua volta, alimentato la sfiducia nella crescita economica e, in definitiva, al progresso, come ha evidenziato Morin nella relazione di apertura della Summer School.

E la politica che fa? A fronte dell’accelerazione delle frequenza delle crisi negli ultimi anni, si socializzano le perdite e si privatizzano i redditi, come in Italia si fa per Alitalia, senza nessuna attività lungimirante. In Italia abbiamo avuto istituzioni che hanno funzionato ma la direzione di marcia non sembra seguire l’operato delle nostre Autorithy.

Giuseppe Ventre