28 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Lo dimostrano i dati Istat

Baratta: «Modifica del modello contrattuale sempre più urgente e necessaria»

«Molti settori, come quello dei servizi e dei trasporti, registrano percentuali nei rinnovi poco al disopra del 50% ; il Pubblico Impiego presenta contratti scaduti da ben 9 mesi»

«I dati Istat dimostrano come la modifica del modello contrattuale sia necessaria perché anche i settori dove i contratti si sono realizzati annoverano ritardi nei rinnovi importanti». Lo dichiara in una nota Gianni Baratta, Segretario Confederale Cisl. «Molti settori, come quello dei servizi e dei trasporti, - continua Baratta- registrano percentuali nei rinnovi poco al disopra del 50% ; il Pubblico Impiego presenta contratti scaduti da ben 9 mesi.

«La tenuta occupazionale in questo momento in Italia non è esaltante, tutt'altro, - continua Baratta-questo è dovuto soprattutto a problemi nei settori industriali e manifatturieri». «Primo nodo da sciogliere durante il confronto con il governo- sottolinea il sindacalista- è quello riguardante il tema energia e bolletta energetica che rischia di diventare uno degli elementi di competitività più gravi che il sistema produttivo industriale nazionale sta affrontando rispetto alle componenti internazionali. Registriamo una bolletta sempre più alta sia perché dipendiamo totalmente dall'estero per la produzione di energia sia perché abbiamo un sistema di diversificazione di produzione energetica assai dispendioso. Bisogna far fronte a questo problema attraverso cooperazione e revisione di scelte spesso sbagliate. Anche la competitività che si realizza attraverso investimenti in tecnologia, ricerca e sviluppo, riguarda ritardi che il sistema imprenditoriale e l'iniziativa pubblica devono recuperare».

«Tutte le parti in causa a partire da sindacati e Confindustria- conclude Baratta- devono avere la consapevolezza che ogni giorno trascorso senza la risoluzione di gravi problemi in campo industriale ed energetico rendono ancora più precaria la situazione dei lavoratori sia sul fronte occupazionale sia su quello dei redditi».