18 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Nonostante il caro petrolio la metà degli italiani non rinuncia alle vacanze

Coldiretti: «Vacanza made in italy per 3 italiani su 4»

L'enogastronomia locale rappresenta il vero motore della vacanza Made in Italy che può contare in Italia su un paniere di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore

Nonostante il caro petrolio la metà degli italiani non rinuncia alle vacanze, ma cambiano le rotte  con una netta preferenza per le destinazioni Made in Italy che vengono scelte da ben tre connazionali in ferie su quattro. E' quanto è emerso da una analisi presentata nel corso dell'Assemblea della Coldiretti dalla quale si evidenzia, accanto alla conferma delle mete tradizionali di spiagge, montagna e città d'arte, una crescita delle presenze nei parchi, nelle campagne e nei cosiddetti centri «minori» dove si riesce meglio a conciliare risparmio e qualità del soggiorno, anche grazie all'offerta a tavola.

L'enogastronomia locale rappresenta il vero motore della vacanza Made in Italy che può contare in Italia su un paniere di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che ha conseguito primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine, nel biologico e nelle specialità tradizionali. La vacanza Made in Italy nel piatto - sottolinea la Coldiretti - è l'unica nel mondo a poter offrire 171 prodotti a denominazione di origine protetta (Dop/Igp), 469 vini a denominazione Doc/Docg/Igt che vengono valorizzati durante l'estate nelle città del vino (546 comuni), dell'olio (284), del biologico (60) e del pane (42) o lungo le 135 strade del vino e dei sapori che percorrono praticamente tutto lo Stivale.

Ma la domanda turistica nei centri minori - precisa la Coldiretti - contribuisce anche a riscoprire e a salvare dall'estinzione specialità alimentari ottenute con metodi tradizionali che si tramandano da decine di anni in molte aziende agricole. Nel 2008 - riferisce la Coldiretti – hanno toccato la vetta di 4396 (piu' che raddoppiati rispetto al 2000) i prodotti agroalimentari italiani ottenuti secondo regole tradizionali antiche tramandate nel tempo che, «salvati dall'estinzione», sono disponibili come souvenir o per allietare le tavole dei turisti durante le vacanze. Un patrimonio che dall'estate 2008, grazie anche all'azione della Coldiretti, è stato dichiarato per decreto  come espressione del patrimonio culturale italiano. Dai fagioli zolfini toscani al formaggio puzzone di Moena del Trentino, dai lampascioni sott'olio pugliesi al pane carasau della Sardegna, dalla grappa veneta alla porchetta di Ariccia nel Lazio, l'elenco riguarda una vasta gamma di prodotti che divengono i più apprezzati souvenir delle vacanze.
E se i diciottomila agriturismi presenti lungo tutta la penisola sono i luoghi ideali dove riscoprire i sapori delle tradizioni, in Italia sono «aperti al pubblico» ben 57.530 frantoi, cantine, malghe e cascine dove è possibile comperare direttamente, secondo il rapporto dell'Osservatorio sulla vendita diretta delle aziende agricole promosso da Coldiretti. Se il fatturato ha raggiunto il valore di 2,5 miliardi di euro, i prodotti maggiormente venduti sono nell'ordine - continua la Coldiretti - la frutta e verdura, il vino, l'olio, i formaggi, le carni e i salumi e il miele. Sul portale www.campagnamica.it c'è il motore di ricerca per programmare la vacanza in agriturismo, ma anche per fare la spesa in «fattorie e cantine».

Il cibo e la buona cucina sono per quasi due italiani su tre (63 per cento) il simbolo del Made in Italy e battono la cultura e l'arte fermi al 24 per cento, la moda con l'8 per cento, la tecnologia (3 per cento) e lo sport (2 per cento) secondo un sondaggio on line della Coldiretti. Lo dimostra il fatto che il souvenir enogastronomico tipico del luogo di vacanza è il preferito dai turisti nazionali e stranieri che trascorrono le ferie estive in Italia come dimostra una ricerca dell'Istituto Piepoli-Leonardo-Ice nella quale si evidenzia che a mantenere vivo il ricordo dell'Italia per quasi uno straniero su due (45 per cento) sono proprio il cibo e il vino Made in Italy.
Ad essere particolarmente attratti dalle specialità alimentari Made in Italy sono nell'ordine i cittadini svedesi (70 per cento) e americani (58 per cento), mentre il gradimento è più basso per quelli cinesi (31 per cento) e per i russi (28 per cento) che preferiscono i prodotti della moda.
Dalla mozzarella di bufala in Campania al formaggio Asiago in Veneto, dal pecorino della Sardegna al prosciutto San Daniele nelle montagne del Friuli, dal vino Barolo del Piemonte alla Fontina in Valle d'Aosta, dal limoncello campano al Caciocavallo del Molise - sottolinea la Coldiretti - sono alcuni dei souvenir più richiesti dai turisti per portare un ricordo «appetitoso» dei luoghi di vacanza. 
Una opportunità unica per qualità e convenienza per i turisti stranieri che sono spesso costretti nei rispettivi Paesi a confrontarsi con il falso Made in Italy. Il commercio mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari Made in Italy vale 50 miliardi di euro pari a circa la metà dell'intero fatturato del settore originale secondo una analisi della Coldiretti, con casi eclatanti di cibi italiani taroccati nei diversi continenti, dall'Europa all'Asia, dall'Oceania all'America. Se negli Usa si vendono salsa e conserva di pomodoro «Contadina« (Roma style) trasformata in California, provolone del Wisconsin e Mozzarella del Minnesota, in Australia si producono Salsa Bolognese e formaggi Mozzarella, Ricotta, Parmesan «Perfect italiano» con bandiera tricolore in etichetta, mentre in Cina l'industria locale offre pomodorini di collina, Parmeson, Caciotta (Italian cheese) e addirittura - continua la Coldiretti – Pecorino (Italian cheese), ma con raffigurata sulla confezione una mucca al posto della pecora. Ma esempi di prodotti alimentari italiani taroccati non mancano nel Vecchio Continente dove la Coldiretti ha scoperto produzioni tedesche di Amaretto Venezia con una bottiglia la cui forma imita scandalosamente l'Amaretto di Saronno, mentre in Spagna si imbottiglia olio di oliva Romulo con disegnata in etichetta la lupa che allatta Romolo e Remo. E anche se nei nuovi Paesi aderenti all'Unione Europea come l'Estonia si vende salsa al basilico Bolognese di origine incerta, i Paesi dove sono più diffuse le imitazioni del made in Italy alimentare sono, senza dubbio - conclude la Coldiretti - l'Australia e l'America.

LA VACANZA MADE IN ITALY NEL PIATTO IN CIFRE

171 prodotti a denominazione di origine protetta (Dop/Igp) riconosciuti dall'Unione Europea (oltre il 20% circa del totale comunitario pari a 800). La categoria più «ricca» è quella degli ortofrutticoli (55), seguita dagli oli d'oliva (38), dai formaggi (35), dai prodotti a base di carne (29), dai prodotti della panetteria (3), dalle spezie o essenze (3), dagli aceti (2), dalle carni e frattaglie fresche (2), dai mieli (1) e dai pesci e crostacei (1);

L'Italia può contare - segnala la Coldiretti - su un patrimonio di 469 vini Docg, Doc e Igt - per la precisione 36 vini Docg, 315 vini Doc e 118 vini Igt - che rappresentano il 60% della produzione nazionale di vino;

Il nostro Paese può anche contare su 4.396 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell'Albo nazionale perché sono ottenuti secondo metodiche praticate sul territorio in modo omogeneo e regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni. Si tratta, per la precisione di 1.313 paste fresche e prodotti di panetteria, biscotteria, pasticceria, confetteria, 1.237 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati, 733 carni, frattaglie fresche e loro preparazione, 455 formaggi, 149 bevande analcoliche, distillati e liquori, 149 prodotti di origine animale come miele, lattiero-caseari, escluso il burro, 138 preparazioni di pesci, crostacei e tecniche particolari di allevamento, 142 piatti composti o prodotti della gastronomia, 47 grassi come burro, margarina e oli e di 33 condimenti.

Città del vino, dell'olio, del pane, del bio e dei sapori - Itinerari caratterizzati da produzioni vitivinicole, olivicole, ecc. di particolare pregio e da attività di commercializzazione ad esse connesse, nonché volano per la promozione delle tradizioni rurali e delle tipicità agricole e gastronomiche. Questo sono le numerose «strade» che attraversano in lungo e in largo la Penisola e coinvolgono numerosi comuni. Sono 546 le città del vino, 284 quelle dell'olio, 60 quelle del bio, 42 quelle del pane.

18mila agriturismi e 57.530 frantoi, cantine, malghe e cascine dove è possibile acquistare direttamente.