18 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Carceri

Detenuto «non rientra» nel carcere di Biella

Un 33enne di nazionalità romena non ha fatto ritorno in istituto dopo un permesso premio

BIELLA - Un detenuto romeno di anni 33, in carcere per furto, ricettazione, rapina ed altro, fine pena 2020, alle ore 14,00 di ieri pomeriggio non ha fatto rientro in istituto dal permesso premio di sette giorni e alle ore 2,00 di questa notte è scattato il reato di evasione. A dare la notizia è l'O.S.A.P.P, (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), per voce del Segretario Generale Leo Beneduci.

«Si tratta delle ciliegina sulla torta del completo disfacimento organizzativo - funzionale del carcere di Biella già più volte oggetto di accorati quanto vani appelli alle Autorità anche esterne all'Amministrazione Penitenziaria (stante l'assoluta inerzia del Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria Liberato Guerriero) soprattutto rispetto alle disagiate condizioni lavorative del personale di Polizia Penitenziaria».

«Non estranee alla costante penalizzazione dei Poliziotti Penitenziari - prosegue il leader dell'OSAPP - è l'attuale modalità di continua concessione di particolari benefici ai detenuti che non lo meritano come l'evasione di ieri va a dimostrare, soprattutto laddove si consideri che per converso nel carcere di Biella il personale di Polizia Penitenziaria è reso di fatto succube della locale popolazione detenuta, subendo continue aggressioni e mancando nel contempo di riferimenti lavorativi certi quali ed anche un congruo numero di 'sottufficiali' idoneo a contrastare reclusi di notevole esperienza criminale».

«Quanto peraltro ci preoccupa maggiormente per il carcere di Biella come per l'intero sistema penitenziario Italiano - continua Beneduci - sono non solo il crescente disagio e il costante aumento degli episodi di violenza all'interno del carcere ma soprattutto la palese assenza di prospettive e l'evidente improvvisazione lasciate nelle mani di chi avrebbe invece la responsabilità di agire con competenza almeno pari alle cospicue retribuzioni percepite, a vari livelli nella Amministrazione Penitenziaria».