Tumore al pancreas: «Ecco come abbiamo scoperto la sostanza che ne inibisce la crescita»
Abbiamo intervistato la Dottoressa Giovanna Chiorino, ricercatrice del laboratorio di genomica della Fondazione Tempia che ha contribuito a capire come il Cannabidiolo può essere utile nella cura di uno dei tumori più difficili da trattare
BIELLA – Il suo laboratorio di genomica all'interno della Fondazione Edo Tempia ha da poco collaborato alla ricerca che ha permesso di fare un'importante scoperta che riguarda la cura del tumore al pancreas. La dottoressa Giovanna Chiorino collabora dal 2001 con la fondazione biellese, è laureata in matematica e ha svolto il suo dottorato di ricerca in matematica applicata alla biologia. Ha quindi dedicato la sua carriera alla comprensione dei fenomeni biologici, disciplina per cui, ci spiega «E' molto importante l'interdisciplinarità – e continua – nel nostro laboratorio siamo tutte giovani donne con una formazione interdisciplinare e questo ci permette di interpretare i dati, che forniamo a equipe di tutto il mondo, in maniera molto efficace.» L'ultima scoperta a cui la dottoressa Chiorino ha contribuito ad effettuare insieme alla collega Lidia Sacchetto, riguarda il ruolo del Cannabidiolo nella cura al tumore al pancreas. Una ricerca che è stata condotta dalle università Curtin in Australia e Queen Mary di Londra.
Come si è svolto il vostro studio?
«Per il momento si tratta di uno studio di laboratorio condotto su cavie che sviluppano un tumore molto simile a quello dell'uomo e quindi permettono di studiarlo al meglio - ci spiega la ricercatrice – proprio come è stato fatto nei laboratori australiani e londinesi. Noi invece abbiamo individuato la modalità con cui questi tumori risultano essere sensibili al Cannabidiolo: siccome hanno subito delle mutazioni nel gene P53, la proteina prodotta da questo gene non svolge correttamente il suo compito, ossia bloccare lo sviluppo del tumore. In particolare, essa non è più in grado di attivare l’espressione di un piccolo RNA chiamato miR-34b-3p il quale avrebbe tra i vari compiti, anch'essi rivolti a bloccare la crescita del tumore, quello di inibire la produzione del recettore GPR55. Di conseguenza, esso viene prodotto in maniera incontrollata, ma grazie a questa 'superproduzione' la cellula tumorale diventa un facile bersaglio del Cannabidiolo»
Qual è dunque il ruolo benefico del Cannabidiolo?
«Il cannabidiolo (CBD) è un cannabinoide naturale, un metabolita non psicoattivo della Cannabis sativa. Ha effetti rilassanti, anticonvulsivanti, antiossidanti, antinfiammatori, favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico. In particolare, per il nostro studio il CBD interagisce come antagonista verso alcuni recettori quali ad esempio i recettori GPR55 che nel tumore al pancreas studiato ha una produzione senza controllo. Unito al farmaco chemioterapico il CBD permette di garantire una sopravvivenza 3 volte più alta rispetto al normale. Proprio per questo motivo quando partiranno gli studi sull'uomo si andrà ad agire in questa direzione». L’aspettativa di vita dei pazienti con tumore al pancreas non si è molto modificata negli ultimi 40 anni, perché esistono molti pochi trattamenti disponibili, e spesso sono solo palliativi. Dal momento che solo il 7% dei pazienti con tumore al pancreas sopravvive per più di cinque anni dalla diagnosi della malattia, è davvero urgente poter identificare nuovi trattamenti e nuove strategie terapeutiche.
Quali saranno i prossimi passi?
«L'interesse è di continuare a lavorare per fare partire la sperimentazione sull'uomo ma ancora non si hanno tempi precisi – spiega la dottoressa Chiorino - Un altro studio complementare che stiamo conducendo riguarda la ricerca di un farmaco che possa inibire la resistenza molto alta dei tumori al pancreas».
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