5 maggio 2024
Aggiornato 02:00
Esaltato per il dopo Santoro

La battaglia di Silvio

Se l'apparizione di Berlusconi in tv ha avuto il merito di rianimare un quartier generale depresso, la composizione delle liste e lo schema degli apparentamenti ha continuato anche oggi a monopolizzare interminabili riunioni in via dell'Umiltà

ROMA - «Paolino, come sono andato?». La domanda consegnata ieri sera da Silvio Berlusconi a Bonaiuti, fuori dagli studi di La7, è puramente retorica. Risposta scontata, Cavaliere contento come una Pasqua per avere, parole sue, «distrutto Santoro e Travaglio». Lettura tecnicamente di parte, in effetti, ma confermata secondo il suo entourage dai focus consegnati al Cav oggi, che fotografano giudizi lusinghieri di un elettorato finora molto scettico nei confronti di Silvio. Non è un mistero, infatti, che fino a ieri - nonostante la sbandierata fiducia nella rimonta - i sondaggi recapitati a palazzo Grazioli raccontavano di un Pdl letteralmente inchiodato al 17%. Nonostante la campagna mediatica a tappeto pre par condicio.

Lo schema degli apparentamenti - Se l'apparizione di Berlusconi in tv ha avuto il merito di rianimare un quartier generale depresso, la composizione delle liste e lo schema degli apparentamenti ha continuato anche oggi a monopolizzare interminabili riunioni in via dell'Umiltà. Il tema del giorno è stato il ruolo da attribuire a Grande Sud, il contenitore sudista che dovrebbe contribuire alla 'battaglia di Silvio' in regioni chiave come la Sicilia. Non si può ancora parlare di accordo chiuso, Raffaele Lombardo resta in bilico, ma al momento l'ex governatore è comunque da considerare arruolato nella coalizione di centrodestra. Scalpitano i governatori meridionali, si agitano perché vogliono correre garantendo gruppi di potere locale che al momento neanche Verdini sente di poter rassicurare.

Diverso è il caso dei big più discussi. Pare che Berlusconi anche nelle ultime ore abbia mostrato disponibilità a candidare Nicola Cosentino. E i più ottimisti, fra i falchi berlusconiani, assicurano che non sarà facile neanche escludere Marcello Dell'Utri dal contenitore pidiellino. Il piano B, naturalmente, resta la scialuppa di Grande Sud. Quanto agli altri, dovrebbe 'salvarsi' Fabrizio Cicchitto, al pari di quasi tutti gli ex ministri.

Ma il numero di liste da far apparentare continua a salire vertiginosamente. Due giorni fa le colombe che circondano Berlusconi contavano addirittura dodici raggruppamenti. Fra questi - oltre al Pdl - la Lega, Fratelli d'Italia, la Destra, Grande Sud, il Mir, i Radicali (che però trattano anche su altri tavoli, e che non sono graditi all'ala cattolica ex An), i Pensionati, Basta Tasse e altre formazioni minori. Le medesime colombe hanno chiesto a Berlusconi di limitare a cinque, sei al massimo le liste alle quali attribuire il bollino di alleati. L'asticella potrebbe essere fissata a otto, a meno che non passi la proposta avanzata da qualche dirigente di riunire tutti i 'piccoli' in un paio di liste satellite. Ma il Cav sa che in alcune regioni bisogna raccogliere tutti, allargando a dismisura il campo per conquistare quei senatori decisivi per paralizzare Palazzo Madama.

Da registrare c'è infine una faida politica tutta interna agli ex An, un mondo scosso in queste settimane da lacerazioni politicamente drammatiche. Pare che alcuni abbiano chiesto a Berlusconi di escludere altri ex di via della Scrofa, a causa delle ultime divaricazioni politiche. Un segnale che dimostra la tensione e la competizione tutta interna al centrodestra. Domani intanto è il giorno del faccia a faccia tra Berlusconi e Roberto Maroni, in agenda per le undici. Un passaggio 'tecnico' resta obbligato per siglare l'apparentamento ufficiale fra Pdl e Lega. Ma si discuterà naturalmente di tutto, perché il Carroccio pare non gradisca la competizione di alcune liste al Nord.