6 maggio 2024
Aggiornato 20:00
Inaugurazione anno giudiziario

Giustizia: Vietti, basta con la prescrizione che premia l'imputato

Il vicepresidente del CSM: I reati che generano allarme sociale siano giudicati. Semplificare il sistema delle notificazioni. Sul taglio degli uffici il Ministro sia determinato. Stop ai tre gradi di giudizio per ogni controversia. La Giustizia non può essere un potere contrapposto agli altri

ROMA - Anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, come prima di lui ha fatto il primo presidente della Cassazione, è intervenuto questa mattina all'inaugurazione dell'anno giudiziario chiedendo un intervento per limitare i casi di prescrizione. «I reati che destano effettivo allarme sociale siano giudicati - ha detto - con sentenze di merito e non finiscano nell'oblio a causa di un meccanismo della prescrizione che premia l'imputato a scapito della pretesa punitiva dello Stato e delle ragioni delle parti offese».
Vietti ha sottolineato la necessità di altre riforme in ambito penale: occorre, ha spiegato, «eliminare il barocchismo del rito degli irreperibili» e «procedere sulla strada della depenalizzazione», poi bisogna procedere con «l'allargamento dell'istituto dell'oblazione, l'inmtroduzione dell'archiviazione per irrilevanza sociale del fatto e dell'effetto estintivo delle condotte riparatorie».

Semplificare il sistema delle notificazioni - Tra gli intervento nel campo della giustizia penale, Vietti ha proposto anche di «semplificare e modernizzare il sistema delle notificazioni, in analogia con quanto fatto nel civile» e di «valutare l'utilità dell'introduzione del pubblico ministero unico di merito, in grado di occuparsi della conduzione dell'accusa sia in primo che in secondo grado, recuperando risorse significative e garantendo la migliore conoscenza delle ragioni dell'accusa».
«Nella stessa ottica - ha proseguito il vicepresidente del Csm - si potrebbe pensare ad un coraggioso aumento della monocraticità nel giudizio di primo grado, che buona prova di sé ha già dato nel rito abbreviato, e a praticare un assetto del processo di legittimità che possa consentire un impiego maggiormente selettivo dei magistrati della Procura generale nelle udienze civili».

Sul taglio degli uffici il Ministro sia determinato - La revisione della geografia degli uffici giudiziari va perseguita «con determinazione. Non possiamo più permetterci - ha affermato - una geografia giudiziaria risalente a due secoli fa che, in nome di una pretesa giustizia di prossimità, impedisce economie di scala e specializzazione dei magistrati».
Secondo il vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura «duemila uffici giudiziari ospitati in tremila edifici rappresentano un costo insostenibile; dalla potatura si prevede di recuperare oltre 700 magistrati, circa 5000 unità di personale amministrativo e di risparmiare tra i 60 e gli 80 milioni di euro all'anno. Al ministro - ha aggiunto - chiediamo di esercitare con determinazione e tempestività la delega ricevuta dal Parlamento, senza cedimenti alle inevitabili pressioni campanilistiche».

Stop ai tre gradi di giudizio per ogni controversia - Secondo il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Michele Vietti la giustizia italiana va semplificata anche attraverso una revisione del sistema delle impugnazioni, che attualmente «è difficilmente compatibile con il precetto costituzionale della ragionevole durata del processo e rappresenta un'anomalia tutta italiana nel panorama europeo».
«Non possiamo più permetterci tre gradi di giudizio per ogni controversia, indipendentemente dalla sua natura» ha ammonito Vietti nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario.

La Giustizia non può essere un potere contrapposto agli altri - Il sistema della giustizia non può essere concepito come un potere «contrapposto agli altri. Non possiamo più permetterci - ha sostenuto - di concepire la giustizia solo come potere contrapposto agli altri».
Citando il capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha parlato di «atteggiamenti 'che fanno apparire la politica e la giustizia come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco'», Vietti ha osservato che «forse la stagione delle contrapposizioni preconcette è alle nostre spalle e questo ci consente di guardare con atteggiamento sgombro da animosità al compito insieme difficile ed esaltante di ammodernare il servizio giustizia nell'esclusivo interesse dei cittadini».

L'Indipendenza delle toghe non copra anarchia, pigrizia - La giustizia è una organizzazione complessa che per funzionare ha bisogno di superare resistenze anche individuali. «Non possiamo più permetterci - ha detto - una divaricazione tra principio di autonomia e principio di organizzazione. La recente modifica sul calendario del processo ha giustamente cercato di coniugare potestà di organizzazione dell'ufficio e management del processo da parte del singolo giudice, senza confondere indipendenza del magistrato con deriva anarchica o pigrizia, che sono fattori di resistenza verso la creazione di un'organizzazione (finalmente) a legame non debole».
Secondo il vicepresidente dell'organo di autogoverno «occorre che la magistratura prenda coscienza che per recuperare l'efficienza il sistema va modificato in una duplice direzione. Da un lato va esaltata l'indipendenza del magistrato mentre esercita la sua funzione. Dall'altro anche la magistratura è parte di un'organizzazione complessa, le cui regole di efficientamento vanno irrigidite e rese cogenti».
«E' infatti - ha insistito Vietti - uno dei mali del funzionamento del servizio l'esuberante conservazione di prerogative individuali e personali del magistrato, in misura cioè non veramente necessaria alla essenziale indipendenza del suo giudizio, che rimane l'unico valore intangibile, ma che dev'essere sempre un valore oggettivo e adeguato».