Kristen Stewart a Venezia per «Spencer»: «Lady Diana era intrappolata nelle ruote della tradizione»
«Spencer» di Pablo Larrain film in concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia racconta, in modo visionario, i tre giorni fatidici in cui Lady Diana decide di lasciare il principe Carlo
VENEZIA - "Spencer» di Pablo Larrain film in concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia racconta, in modo visionario, i tre giorni fatidici in cui Lady Diana decide di lasciare il principe Carlo. Protagonista una somigliante Kristen Stewart, il film si svolge nel Natale del 1991 in una delle residente della famiglia reale che confina con la casa di famiglia degli Spencer in cui e' cresciuta Diana.
Applaudito al termine della proiezione mattutina e in conferenza stampa il regista Larrain ha spiegato di avere voluto fare un film che potesse piacere a sua madre e che «potesse associarsi a quello che ha visto in Diana una persona come mia madre. Diana era un'icona ma anche una madre e che ha saputo creare empatia, proprio perché era così normale. Ho pensato a mia mamma che magari ha cercato di imitarla, Diana era mistero e magnetismo che crea elementi fondamentali per un film e Kristen ha trasmesso tutto questo mistero».
Kristen Stewart una perfetta Lady D nell'atteggiamento e nella fisicità ha sottolineato la personalità della scomparsa principessa del Galles. «Credo che sia qualcosa con cui è nata - ha spiegato - un'energia penetrante e la cosa triste di Diana è che aveva questa normalità ed era tuttavia così isolata e sola. Dava luce ma non la riceveva indietro, siamo tutti lo specchio dell'altro. I britannici sono rigidi ma vedo lei è mi sembra molto diversa».
La normalità, la vicinanza alla gente malgrado una nascita aristocratica era la caratteristica principale di Diana. «C'è questo tocco di normalità in Diana che è quasi raggiungibile, anche quando era bellissima si sentiva di potersi togliere le scarpe e avvicinarsi e chiedere come stai, era una persona molto onesta e presente. Aveva uno stile incredibile, sapeva usare gli abiti come un'armatura. Era la donna più famosa del mondo e la più fotografata ma non so cosa sia essere rappresentativa di un paese come lei. La cosa bella di Diana è che potrebbe essere una tua amica ma era la persona più isolata del mondo nei 3 giorni che rappresentiamo».
Larrain ha scelta di concentrare il personaggio Diana in tre giorni cruciali. «Era interessante vedere cosa succede a una persona in quei 3 giorni nel momento in cui avviene la crisi. Diana non vuole essere una regina ma vuole essere se stessa. Abbiamo usato questo spazio fisico, quel palazzo che è di fatto un'organizzazione e Diana è una persona prigioniera delle tradizioni».
Nel film Stewart sfoggia gli abiti più belli indossati da Diana, incluso l'abito di nozze, il parallelo che si genera poi tra Spencer e Anna Bolena è interessante. Vittime entrambi di mariti infedeli, Diana come Anna lotta coi suoi fantasmi, coi disturbi alimentari e la depressione.
Kristen Stewart danza ed esprime il desiderio di libertà che albergava in Diana, una sorta di reazione al protocollo rigido della famiglia reale. «Sceglievamo una stanza e una canzone che dava energia allo spazio e che desse l'impressione di lei. Volevo trasmettere la vitalità di Diana. Ascoltavo Miles Davis, Nirvana, Talkin Heads, Lou Reed, All apologies nella cover di Sinead O'Connor. Abbiamo sempre avuto con noi consulenti per l'etichetta della famiglia reale britannica. Ad esempio non si ruba il cibo in cucina. L'inchino è rimasto con me. Non inchinarsi troppo per non cadere».
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