19 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Serie TV

La Civiltà cattolica promuove la serie tv «Messiah» di Netflix

«La stagione 1 del Messiah può aiutare ad avvicinarci al mistero che continua a essere la persona di Gesù di Nazaret», scrive padre Marc Rastoin

La Civiltà cattolica promuove la serie tv «Messiah» di Netflix
La Civiltà cattolica promuove la serie tv «Messiah» di Netflix Foto: Ufficio Stampa

ROMA - Pur illustrando mettendo in luce qualche caduta «ridicola» ed esposte le necessarie «precisazioni teologiche», la Civiltà cattolica, quindicinale dei gesuiti stampato con l'imprimatur della Segreteria di Stato, promuove la serie «Messiah» di Netflix. «Mostrandoci l'eterna attualità della sete di salvezza e di significato che abita ogni uomo, onorando la ricerca spirituale - a volte confusa, ma sempre commovente - di molti dei nostri contemporanei, criticando, implicitamente, un ateismo ottuso e favorendo il ripiegamento su se stessi, la stagione 1 del Messiah può aiutare ad avvicinarci al mistero che continua a essere la persona di Gesù di Nazaret», scrive padre Marc Rastoin nel nuovo fascicolo, questa volta gratuitamente online in occasione dell'emergenza del coronavirus. «Tutto potrebbe andare storto nella stagione 2, ma la stagione 1 rimarrà e permetterà di aprire spunti di riflessione per gruppi di giovani e di meno giovani».

Gli autori, scrive il gesuita, «hanno cautamente - e, bisogna riconoscerlo, abilmente - evitato qualsiasi confronto del loro personaggio - o dei suoi «sostenitori» - con le autorità religiose cattoliche o ebraiche. L'unica menzione della Chiesa, molto rapida, è destinata solo a far sorridere ed è a un tempo ridicola e inesatta. In seguito alle voci di un possibile «miracolo» compiuto dal personaggio chiave del racconto, una presentatrice televisiva annuncia casualmente che la Congregazione delle Cause dei Santi indagherà a questo proposito. Ciò è ridicolo, perché la Chiesa non aprirà mai un'indagine su un presunto 'miracolo' compiuto da una persona che non è cattolica. Ed è inesatto, perché, nel caso ipotetico in cui si ritenga che il personaggio in questione sia cattolico, non sarebbe questa Congregazione, ma piuttosto la Congregazione per la Dottrina della Fede a intervenire. La serie non è dunque priva di difetti, ma invita a pensare».

E una volta effettuate queste, come altre, «precisazioni teologiche», prosegue l'articolo, «la serie non è priva di interesse. Può essere un'occasione per riflettere sul contesto della prima venuta del Messia. Potrebbe essere utile per riflessioni con adolescenti e giovani studenti. Perché? Perché ricrea un contesto umano di aspettativa che ricorda quello in cui Gesù apparve».

La serie è dunque «una grande scommessa e non è priva di qualità. Bisogna lodare il coraggio dei produttori e degli sceneggiatori nell'intraprendere un tale progetto: immaginare la venuta nel mondo di oggi di un uomo che potrebbe essere considerato da alcuni come un «messia», Al-Massih, un inviato di Dio. Nell'era di Internet, del telefono cellulare e della globalizzazione, come rendere conto della venuta di un uomo 'straordinario'?».