Dylan manda il suo discorso agli accademici del Nobel: «La mia non è letteratura»
Nel fine settimana il cantautore americano ha finalmente consegnato il suo discorso, una registrazione di circa 30 minuti in cui parla dei musicisti e dei libri che hanno ispirato il suo songwriting.
NEW YORK - «La mia non è letteratura». Sono solo canzoni «fatte per essere cantate e non lette». Bob Dylan ha inviato agli accademici del Nobel il suo discorso di ringraziamento per un il premio ricevuto ma mai fino in fondo onorato. Non ha fatto dichiarazioni, non ha ringraziato, non è andato alla cerimonia di premiazione ha inviato in Svezia Patti Smith che ha eseguito il classico dylaniano A Hard Rain's A Gonna Fall. A rendere pubblica la lettera di ringraziamento il Segretario permanente del Nobel Sara Danius per la quale «Il discorso è straordinario e, come ci si poteva aspettare, eloquente; ora che il discorso è stato letto dall'Accademia, è tutto regolare e Dylan è a tutti gli effetti un premio Nobel».
Dylan: «Non sono uno scrittore o un letterato»
Il messaggio è arrivato con un audio link e Dylan ha spiegato di non considerarsi uno scrittore o un letterato. «Non appena ho vinto il premio - scrive - mi sono subito domandato quale legame ci fosse fra le mie canzoni e la letteratura». Poi ha citato i suoi artisti preferiti, tra cui Buddy Holly che «mi ha cambiato la vita» e i suoi libri preferiti: Moby Dick, l'Odissea e Niente di nuovo sul fronte occidentale. Infine ha scritto: «Le canzoni sono vive in una terra di vivi. Le canzoni non sono letteratura. Nascono per essere cantate, non lette. I testi di Shakespeare sono fatti per essere portati in palcoscenico, così come le canzoni sono fatte per essere cantate, non stampate su una pagina. E io spero che molti di voi ascoltino i miei testi nel modo per cui sono stati creati: cioè in concerto, sui dischi o sui nuovi media. Vorrei citare ancora Omero che disse: Canta in me, o Musa, e attraverso me racconta una storia».