23 marzo 2025
Aggiornato 03:00
Inquinamento

Tutti al mare, a fare il bagno in mezzo ai rifiuti

Il mare anche se a prima vista non sembra è divenuto una discarica a cielo aperto. Tra mozziconi di sigarette, contenitori vari, preservativi, bottiglie c’è ormai di tutto. E solo di sacchetti di plastica si conta ve ne siano 500 miliardi. Le condizioni di Adriatico e Ionio

Mari sempre più inquinati
Mari sempre più inquinati Foto: Shutterstock

Il mare come discarica a cielo aperto. Forse non ce ne rendiamo conto, o non vogliamo rendercene. Ma quando andiamo a fare il bagno spesso siamo in ‘buona’ compagnia. Ma non è quella dei nostri familiari o amici; è quella della spazzatura di ogni tipo. Questa la fotografia scattata da Marine litter assessment in the Adriatic and Ionian Seas, il primo studio scientifico sulla spazzatura nel mare, commissionato da 7 Paesi che si affacciano sul mare: Italia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Grecia, Montenegro e Slovenia.

I nostri mari
Le cose non vanno tanto bene, specie nei nostri mari. Lo studio che ha preso in esame le condizioni del Mar Adriatico e del Mar Ionio ha mostrato come in questi (e anche in altri) mari vi siano per esempio tonnellate di plastica: si stima ci siano ben 500 miliardi di sacchetti. Ma non solo, perché i nostri mari sono anche pieni di mozziconi di sigaretta, contenitori vari, pezzi di legno, bottiglie, preservativi, feci umane e animali e via discorrendo – per la gioia dei bagnanti e dei pesci.

In spiaggia e in mare
Il problema plastica è ben rappresentato dall’essere il 91% della spazzatura che sporca le spiagge, mentre il 40% di questa galleggia nel mare. Nella sola Venezia si stimano 1.000 rifiuti per chilometro quadrato di acqua. Il Mediterraneo, con il suo record di plastica è stato non a caso ribattezzato ‘the plastic soup’ a significare che è ormai divenuto una ‘minestra di plastica’. Qui si calcola vi siano circa 27 rifiuti galleggianti per chilometro quadrato di acqua, e nella stragrande maggioranza sono plastica. Ma quello che ha colpito è il numero di bastoncini cotonati (tipo cotton fioc), che sono il terzo tipo di rifiuto più trovato nei 31 siti costieri analizzati. «Un dato che ha impressionato anche noi – sottolinea Tomaso Fortibuoni, coautore e ricercatore dell’Ispra – Potrebbe essere dovuto alla cattiva abitudine di gettare i bastoncini di plastica negli scarichi domestici. Ma è strano: chi gestisce i depuratori ci ha assicurato che i filtri dovrebbero fermarli».

C’è chi ne muore
Di inquinamento si muore. Questo è ormai risaputo. Ma non è solo quello dell’aria, delle falde acquifere potabili o meno, ma anche quello appunto del mare. I sacchetti di plastica, per esempio, provocano la morte di molti pesci e altri abitanti del mare come le tartarughe, che li scambiano per meduse, se li mangiano e soffocano. Si stima che ormai in Paesi come le Hawaii e nell’Oceano Pacifico ci siano più residui della plastica che granelli di sabbia. Senza contare i rifiuti lasciati dai pescatori come reti, lenze e altre attrezzature da pesca. Secondo gli scienziati, la plastica che nel mare si degrada, sta lentamente trasformandosi in un nuovo ‘tipo di plancton’. «L’Adriatico, come il Mediterraneo, è un mare chiuso con una costa densamente popolata. I costi legati alla plastica e all’inquinamento sono tanti: pensate solo alla pulizia delle spiagge dopo le mareggiate», conclude Tomaso Fortibuoni.