24 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Cucina e Comunicazione

Le origini dei cuochi in tv: da Louis Olivier a Jamie Oliver

Da Carlo Cracco ad Antonino Cannavacciuolo. Dalla pubblicità di un prodotto alla presenza assidua in video di chef diventati ancor più popolari grazie ai canali televisivi.

PARIGI – Un piccolo schermo, delle immagini fosche emesse dall’unico canale nazionale diffuso in bianco e nero nell’etere dai bleu, non ancora campioni del mondo di calcio, ma da sempre di cucina. Una voce quasi gracchiante che non parlava né di politica né di sport. Non di cultura e nemmeno di spettacoli.

Louis parlava di cucina armeggiando intorno a cucchiai e casseruole all’ora di cena, spiegando e dimostrando alle casalinghe francesi come si potevano fare dei buoni dessert partendo da basi diverse da quelle convenzionali.

Siamo dentro alle prime casseruole colte dei primi anni Sessanta, periodo in cui si dissacrò il concetto della cucina casalinga, quella della nonna, e si documentò visivamente la grande cucina da ristorante a diffusione capillare e finalmente popolare.

UN IDEA ABBANDONATA – Troppo presto, probabilmente fu troppo presto perché l’idea fosse recuperata e rilanciata dalle altre televisioni europee, e così anche il precursore di quel genere di trasmissioni, Louis Olivier, se ne tornò a cucinare per i propri clienti nel suo meraviglioso ristorante tre stelle Michelin collocato a ridosso del Palais Royal : Le Grand Vefour, dove la ricca e colta clientela – molta della créme de la créme letteraria lo frequentava – poteva per la prima volta riconoscere un grande chef di cucina già visto in televisione.

SPONSOR – Avanti di 30 anni sul resto d’Europa, il nostro Olivier aveva persino il suo sponsor personale, Banania, popolare marca di cioccolata in polvere molto diffusa in Francia, ancora oggi. Si faceva intravedere più o meno platealmente il prodotto e si eseguiva la ricetta davanti al pubblico televisivo, non molto diversamente da oggi.

IL RITORNO – Erano anni in cui la gente normale aveva esigenze primarie ben diverse dal dilettarsi in cucina seguendo passo a passo il lavoro lezioso di uno chef famoso. Tanto lavoro, le fabbriche, l’istruzione, i movimenti studenteschi, le piccole o grandi rivoluzioni, l’idealismo di parte. Insomma, il nutrimento edonista era prerogativa di pochi appassionati gourmet, e quindi bisognò aspettare anni più propizi per rivedere, stavolta in massa, i grandi chef in televisione. Anni Novanta: con Joel Robuchon a dominare la scena in Francia, il basco Karlos Arguiñano da TVE, o Gianfranco Vissani da RAI 1

LA TV TEMATICA – La vera svolta arrivò con la televisione satellitare, a metà degli anni Novanta, dove sopra ai canali generalisti nacquero quelli tematici, un po’ ovunque in Europa, e quindi gli spazi disponibili per gli chef si dilatarono e si moltiplicarono a dismisura, e dove oggi l’offerta è addirittura sproporzionata rispetto all’appetito dell’utente, che ha ogni giorno molte alternative in sintonia alla sua ora di pranzo. Non bastasse, pure per radio non mancherà il puntuale intervento di qualche personaggio più o meno noto che dopo essersi auto certificato chef, ci spiegherà i trucchi per riuscire a fare in casa una perfetta sfoglia di pasta fresca.

LE STAR DI OGGI – Lo chef è diventato negli ultimi quindici anni una star come lo sarebbe un cantante di successo, e quindi dai canali tematici dominati da Carlo Cracco, Antonino Cannavacciulo, Antony Bourdin,Gordon Ramsay o Jamie Oliver, escono prodotti commerciali di vario genere, ben diversi dal ricettario spiegato da dietro il banco di una cucina da studio televisivo. Dallo show coking si è passati al reality show, dove la ricetta rimane centrale, ma condita di elementi umani più o meno ben romanzati da brillanti autori di testi e creatori di situazioni ad alto tasso di emotività.

La tv generalista risponde ingaggiando ancora l’intramontabile Vissani, il  bravissimo Davide Scabin, e molti altri meno noti che però proprio grazie al piccolo schermo rivalutano il loro operato e la loro reputazione allontanandosi per qualche ora dai fornelli del proprio ristorante, per venire in casa nostra a dimostrarci che cosa sanno fare in cucina. Salpati da un Olivier francese e approdati dalle parti di un Oliver inglese. Poco cambia a questo punto, dovendo comunque accendere un fuoco e cuocerci sopra qualche cosa di  comunemente comprensibile.