25 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Il caso Morgan

Crepet: «cattivi esempi» non orientano il consumo dei giovani

«Se a Sanremo fanno le analisi del sangue rimangono pochi in gara»

ROMA - «Il fenomeno è talmente largo, trasversale, capace di andare dall'adolescenza all'età matura, che non si può parlare di una unica motivazione, di una sola provenienza rispetto ai cosiddetti cattivi esempi». Paolo Crepet, psichiatra di fama, autore di decine di testi sulle devianze e il malessere giovanile, crede che quanto accaduto con Morgan, l'esclusione del cantante da Sanremo, in seguito all'ammissione di far uso di sostanze stupefacenti, sia esemplificativo di cosa «il nostro benpensante paese vuol credere quando parla di droga» e non sia determinante nell'influenzare i giovani rispetto a comportamenti negativi.

Il professore, che per anni ha insegnato «linguaggi e culture giovanili», sottolinea: «Il consumo di droga non può essere indotto da un cattivo esempio, di un certo personaggio o ambiente più visibile di altri. Certo, questo fatto, fornisce un contributo, ma non è la causa unica». Secondo gli ultimi dati dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), circa 13 milioni di europei tra i 15 e i 64 anni hanno provato la coca nella loro vita. «Il fenomeno è agevolato dalla fruibilità - continua Crepet - Perché basta andare in un certo bar che si trova tutto. C'è poi una cultura che privilegia gli effetti della coca, l'arroganza, il vincere sugli altri».

Con una battuta Crepet spiega: «Se la coca poi facesse ingrassare non la prenderebbe nessuno; guarda caso si inserisce in un clichè che è quello che la gente vuole. Dico poi che se si facessero le analisi nel backstage di una sfilata di moda non credo che si troverebbe più gazzosa che polvere bianca da sniffare». Ed anche coloro che hanno messo al bando Morgan non sono esenti da critiche: «Nessuno può mettersi in cattedra. Deputati e senatori, in questa storia, non dovrebbero parlare. Almeno fino a quando non si fanno le analisi del sangue».