18 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Un grande successo di pubblico anche al Colosseo

Sabina Guzzanti, «Come ne venimmo fuori»: satira tragicomica (e con stile) da Facebook a Renzi

Dopo “La Trattativa”, Sabina Guzzanti torna in teatro con un monologo tagliente e audace ambientato nel futuro che riflette su un passato, che va dal 1990 al 2041, ribattezzato dagli storici "il secolo di merda"

TORINO - Correva l'anno 2041: siamo appena usciti da quello che gli storici hanno ribattezzato "il secolo di merda». Un medioevo moderno, durato dal 1990 al 2041 appunto. Ora, ci troviamo in un futuro finalmente armonico e civile, dove la gente è tornata a pensare e il denaro ad essere semplicemente un mezzo. Una donna, SabnaQƒ2, deve pronunciare il discorso celebrativo sulla fine di quel periodo storico, il più buio che l’umanità abbia mai fronteggiato. SabnaQƒ2, Sabina, sale sul palco imbarazzata, le sudano le mani, l’incarico che le è stato affidato è di quelli di assoluta responsabilità. In questo futuro felice si è diffusa l’idea che gli esseri umani vissuti nel «secolo di merda» fossero semplicemente degli imbecilli. Al presente, di quel passato - scusate il gioco di parole temporale - non è arrivato nulla, «perché hanno rubato tutto, pardon privatizzato».

Il «secolo di merda» visto oggi
Nessuno ha più voglia di parlarne, ora i tempi sono cambiati. Ma le celebrazioni della fine del «secolo di merda» si svolgono ogni anno perché non si perda la memoria di quanto successo, quindi le parole di SabnaQƒ2 pesano come un macigno. Deve smontare il credo diffuso che i «merdonali», i cittadini vissuti in quell'epoca, si fossero fatti imporre uno stile di vita «bestiale». Se è stato così è perché ci sono delle ragioni precise. Frustrazione, ignoranza, miseria, compensate da ore e ore trascorse su Facebook o a guardare programmi demenziali non sono state per caso.

Da Facebook a Renzi passando dalla Merkel
«Come ne venimmo fuori», in scena al Colosseo purtroppo solo stasera, segna il ritorno a teatro di Sabina Guzzanti dopo «La Trattativa». Un monologo satirico esilarante, tagliente, che riflette, anche, sul sistema economico neoliberista su cui l’autrice sta lavorando già da qualche anno. Sabina, SabnaQƒ2, mette in scena una galleria tragicomica di personaggi contemporanei, da Berlusconi alla De Filippi, dalla Marcegaglia alla Merkel fino alla Meloni, per raccontare questo strano mondo in cui abbiamo vissuto per anni, senza quasi accorgersene, assuefatti dai social network, stritolati da una riforma del lavoro furbetta, per non dire banditesca, inchiodati da una legge sulla scuola che non dà futuro. Sabina prende di mira tutto quello che gradualmente, ma neanche tanto, ha fatto perdere il giudizio alla gente. Discorsi satirici alternati a un racconto storico, in forma umoristica, «sul pensiero economico dominante dal 600 ad oggi, che poi sarebbe ieri». Il ventennio berlusconiano, il passaggio al Governo Monti, e poi Renzi (o «Ronzi», il nome non ci è giunto con precisione) senza legittimazione popolare. Per poi concludere che, in fondo, «pensare è l’attività che più di tutte provoca sofferenza».