25 aprile 2024
Aggiornato 03:00
MotoGP

Beltramo intervista Brivio: «Perché Iannone è andato male nel 2017»

Il team principal della Suzuki racconta la stagione di «rifondazione» del progetto, che si è rivelata decisamente più complessa del previsto: «Ma ci aiuterà a diventare più forti in futuro»

VALENCIADavide Brivio, team principal della Suzuki, sai che stai bene anche con i baffi?
I baffi sono per l'associazione benefica Movember. Non l'avevo mai fatto prima...

Parliamo di questa stagione. Siete passati da Maverick Vinales ad Andrea Iannone, e forse le aspettative erano più alte degli effettivi risultati. Anche perché avete perso per regolamento la possibilità di modificare i motori e fare più test.
I cambiamenti rispetto allo scorso anno sono stati tanti. In primis i piloti, che abbiamo deciso di sostituire in blocco quando Maverick ha scelto di passare alla Yamaha. Abbiamo pensato di rifondare un po' il progetto, ingaggiando un pilota veloce e talentuoso come Andrea Iannone, che può portare la moto sul podio, che era la nostra aspirazione, e un giovane da far crescere come Alex Rins. Bisogna darci atto anche che in questi anni abbiamo sempre avuto il coraggio di puntare sulle nuove leve. Però ci sono stati subito degli imprevisti: Alex si è fatto male, ha lasciato un pochino Andrea da solo. Quest'ultimo, poi, aveva quattro anni di esperienza in MotoGP ma era completamente nuovo sia per la Suzuki che per una giapponese in generale.

Una moto un po' diversa, con il quattro cilindri in linea...
Subito, durante l'inverno, quando ci siamo trovati di fronte a scelte tecniche importanti, che sarebbero state vincolanti, perché non potevamo più sviluppare il motore. La scelta, un po' affrettata, è stata fatta a Jerez, in un giorno di test, e lì, forse, abbiamo commesso qualche errore di valutazione.

Ci voleva più tempo?
Sì, ma non ne avevamo. Il motore non lo puoi decidere a febbraio-marzo, perché è già troppo tardi. Quindi siamo partiti con molti lavori in corso. Rins infortunato, Iannone che si doveva adattare alla Suzuki, una scelta tecnica non corretta: abbiamo avuto parecchie difficoltà. E il congelamento dello sviluppo ci ha messo in condizione di non poter modificare il motore. Ne abbiamo comunque approfittato per diverse cose: abbiamo cercato di girare intorno al problema migliorando altre aree della moto, dal grip alla trazione all'elettronica. E poi, quando anche Rins è guarito ed è arrivato a dare man forte alla squadra, le cose sono un po' migliorate. I due piloti si sono stimolati a vicenda, si sono dati una mano a sviluppare le cose, e abbiamo avuto un buon finale di stagione. Nelle ultime quattro gare abbiamo ottenuto i risultati che ci aspettavamo nel resto dell'anno. Abbiamo impiegato un po', ma ci è servita: abbiamo imparato parecchie cose e forse saremo più forti quando incontreremo altre difficoltà. Spero che questo finale di stagione sia la ripartenza per la prossima, quando cercheremo di continuare e di migliorare questo lavoro.

Al primo giorno di test i piloti hanno avuto problemi fisici, ma nel secondo sono riusciti a girare. Quali sono state le prime impressioni in vista del 2018?
Abbiamo provato il motore in configurazione 2018, come già avevamo fatto in Aragona, e hanno confermato che sembra essere la strada giusta. Poi abbiamo provato anche un telaio leggermente modificato, che ad Andrea è piaciuto, e gli ha permesso di andare forte e di avere un buon passo. Poi il grip è calato, la temperatura è scesa, però la sensazione è che gli piacciano sia il motore che il telaio. Li riproveremo comunque la prossima settimana a Jerez, visto che avremo a disposizione altri tre giorni, per evitare di ripetere gli errori dell'anno scorso. I pezzi migliori, poi, verranno assemblati nella moto 2018 definitiva, che vedremo a fine gennaio a Sepang.