27 agosto 2025
Aggiornato 20:00
Calcio | Nazionale

Yonghong Li, Fassone, Montella e il mercato: al Milan qualcosa non quadra

L’esonero di Montella arrivato dopo una conference call notturna tra Fassone e Yonghong Li evidenzia un conflitto d’interessi per l’ad rossonero: assumersi tutte le colpe - da condividere con il sodale Mirabelli - per un mercato non all’altezza o scaricare tutte le colpe sul tecnico? Ovvia la risposta.

Yonghong Li e Marco Fassone
Yonghong Li e Marco Fassone Foto: ANSA

MILANO - Milan e Gomorra. Un’assonanza per molti versi impensabile. Che nesso può esserci tra le gesta di Ciruzzo e Genny e le complicate questioni rossonere e tecniche del club di via Aldo Rossi? Per quanto surreale possa sembrare, è proprio ascoltando la colonna sonora della strepitosa serie di Sky Atlantic, il brano «Nuje Vulimme ‘na Speranza» di NTO’ & Lucariello che accompagna i titoli di coda di ogni puntata, che abbiamo focalizzato il vero problema del Milan attuale. 
«’o penzamm tutt’ quant ma nun ‘o ddice mai nisciuno; nuje tenimm na’ domand: ma chi giudica a chi giudica?». Tradotto per i non napoletani: lo pensiamo tutti anche se non lo dice mai nessuno; noi abbiamo una domanda: ma chi è che giudica chi è chiamato a giudicare?.

Conference call
Una frase esemplare nella sua semplicità che fotografa alla perfezione il momento di confusione societaria, ancor prima che tecnica, che si respira al Milan. Torniamo un attimo indietro alla nottata tra domenica e lunedì che ha portato all’esonero di Montella. Le cronache raccontano di una conference call tra Marco Fassone e Yonghong Li in cui si è deciso il futuro dell’ex aeroplanino. Con tutta la fantasia possibile, ce lo vedere voi il proprietario del club, dall’alto della sua competenza calcistica, esprimere giudizi tecnici e tattici sull’operato dell’allenatore? Per quanto ci si sforzi di crederlo, risulta decisamente improbabile. 

Il dilemma di Fassone
Molto più facile immaginare che sia stato Fassone, al momento del redde rationem su Montella, a sottolineare tutti i limiti di gestione dell’ormai ex tecnico del Milan. Che per carità, ci sono tutti. E chi si segue costantemente sulle pagine del diariodelweb.it può confermarlo. Ma appare piuttosto evidente un incongruo conflitto di interessi. Nei vari commenti del day after rossonero, in tanti - tra operatori del settore, opinionisti, ex calciatori e tifosi comuni - si sono scagliati sulla campagna acquisti messa in atto dalla premiata ditta Fassone & Mirabelli, sollevando quindi dalle principali responsabilità Montella. È sotto gli occhi di tutti quindi che l’ad rossonero si sia trovato di fronte ad un dilemma imbarazzante: scaricare tutte le colpe sul tecnico oppure caricarsene il pesante fardello sulle proprie spalle e quelle di Mirabelli.

Corto circuito
E così arriviamo alla domanda da un milione di euro: chi si prende la briga di valutare il comportamento dei vertici dirigenziali rossoneri? L’onere dovrebbe competere a chi sta più in alto di Fassone, quindi al presidente Yonghong Li, il quale però di calcio e dei meccanismi che regolano un club prestigioso, ambizioso e impegnativo come il Milan ne sa pochissimo. Al patron rossonero è giusto che interessino i risultati e in mancanza di risultati è altrettanto giusto chiedere qualche testa. In questo contesto pensare che Fassone possa arrivare ad immolarsi per la causa, caricarsi sulle spalle tutte le colpe oppure sacrificare l’amico fidato Mirabelli, è impensabile. E allora ecco che al termine della conference call notturna tra Milano e Hong Kong è saltata la testa di Montella. 
Insomma al Milan «chi giudica a chi giudica?». Nessuno, il vero corto circuito della dirigenza rossonera è proprio questo.