9 febbraio 2025
Aggiornato 14:30
Formula 1

Tra i due litiganti il terzo gode: Bottas, un'altra Mercedes in corsa per il titolo

Ha già conquistato più podi del suo compagno di squadra Hamilton. E nelle ultime quattro gare ha raccolto più punti di tutti. Da gregario annunciato, il finlandese Valtteri si sta trasformando in un serio pretendente al Mondiale. Mentre il team cerca di capire come evitare altri errori

Valtteri Bottas stringe la mano a Sebastian Vettel sul podio del Gran Premio d'Austria
Valtteri Bottas stringe la mano a Sebastian Vettel sul podio del Gran Premio d'Austria Foto: Mercedes

SILVERSTONE – Mentre tutti i riflettori della Formula 1 (specialmente dopo la ruotata di Baku) erano puntati sul duello rusticano tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, c'era un terzo incomodo che, silenziosamente come impone il suo dna finlandese, guadagnava terreno sui due litiganti nella corsa per il Mondiale. Si chiama Valtteri Bottas. Certo, il vincitore dell'ultimo Gran Premio in Austria ha ancora 35 lunghezze di distacco dalla testa della classifica, dove siede stabilmente il ferrarista. Ma nelle ultime quattro gare ha raccolto più punti di tutti e ne ha appena quindici di distacco dal suo compagno di squadra: un divario che sarebbe nullo se il suo motore non avesse ceduto in Spagna, privandolo di un potenziale settimo podio stagionale (contro i soli cinque di Hamilton). Le cifre, insomma, parlano chiaro. Altro che gregario annunciato, altro che numero due per contratto: Bottas, come Rosberg prima di lui, si sta confermando a tutti gli effetti il secondo pretendente al titolo in casa Mercedes. Mettendo addosso una pressione crescente perfino al suo più blasonato caposquadra. «Guardando i risultati, e considerando che ha anche al suo attivo un ritiro, direi che finora ha vissuto una stagione migliore – è costretto ad ammettere il campione anglo-caraibico – Non c'è mai stato un momento in cui non l'ho considerato in lotta per il titolo, ho sempre pensato che lo fosse».

Compagni ma rivali
Sicuramente a pensarlo è il diretto interessato: «La mia ultima vittoria è stata importante per il campionato, per avvicinarmi ai piloti davanti a me, Seb e Lewis», conferma il finnico. La sua intenzione, ad oggi, non sembra quella di creare scompiglio all'interno della squadra: men che meno ora che si è guadagnato sul campo il rinnovo del contratto annuale firmato in fretta e furia nell'inverno scorso. «Lewis è sicuramente il miglior compagno di squadra che abbia mai avuto: tre volte iridato, uno dei migliori piloti di sempre in qualifica – lo elogia Valtteri – Abbiamo un buono spirito in squadra e lavoriamo bene insieme: questo è solo positivo, sia per il team che per noi stessi». Eppure se, come gli è accaduto l'anno passato, Hamilton dovesse iniziare a patire psicologicamente la concorrenza interna mentre Bottas, da buon nordico, si dimostrasse invece più capace di mantenere la calma, e di continuare a salire stabilmente sul podio, chissà come potrebbe andare veramente a finire. «Non ho la palla di cristallo, ma venti punti di ritardo dalla vetta iniziano ad essere un po' troppi – confessa lo stesso Lewis – In una sola gara la situazione potrebbe cambiare, ma più aumenta il distacco e più cresce la pressione».

Mea culpa Mercedes
Ad essere completamente onesti nei suoi confronti, però, se il pilota inglese non ha raccolto risultati all'altezza nelle ultime gare non è stato solo per colpa sua. Un bello zampino ce lo ha messo anche la sfortuna, sotto forma di guasti meccanici a ripetizione. Segno che anche la stessa Mercedes sente la pressione di un confronto ad armi pari con la Ferrari a cui non era abituata nelle scorse stagioni: «Abbiamo deluso Hamilton con il poggiatesta a Baku e con il cambio in Austria – si assume le sue responsabilità il team principal Toto Wolff – Ora è tempo di rifarci». Le Frecce d'argento devono dare di più, ed evitare di ripetere errori così clamorosi, per giocarsi tutte le carte a loro disposizione nella seconda metà di questo Mondiale così combattuto: «Mi consulterò con Toto perché deve accadere qualcosa – tuona il presidente Niki Lauda – Venti punti sono troppi».