30 luglio 2025
Aggiornato 14:00
MotoGP

Rossi e Vinales, due cure diverse per i guai Yamaha. E il team si spacca

Il Dottore sostiene che i problemi derivino dalla mancanza di aderenza al posteriore, e spera nel nuovo telaio che è appena stato realizzato. Top Gun punta il dito verso l'elettronica e vorrebbe tornare all'assetto di inizio stagione. Chi prevarrà, nella corsa allo sviluppo tecnico e nel Mondiale?

ROMA – Estate, tempo di compiti per le vacanze. Per gli alunni delle nostre scuole, che da poche settimane hanno sentito suonare l'ultima campanella dell'anno, ma anche per le scuderie della MotoGP che, superato il giro di boa del campionato, hanno davanti il mese di ferie concesso dal calendario. Un tempo che non sfrutteranno per riposarsi, però, bensì per lavorare a ritmo ancora più sostenuto: con l'obiettivo di risolvere i problemi emersi sulle rispettive moto nella prima metà della stagione e di massimizzare le proprie chance di vittoria quando si ripresenteranno al via della seconda parte di questo imprevedibile Mondiale 2017.

Alti e bassi
Un imperativo categorico che vale in particolare per la Yamaha: che, da sola, ha vinto quasi metà dei Gran Premi disputati finora (quattro su nove), eppure si ritrova a inseguire Marc Marquez in classifica generale. «È un peccato non essere in testa al campionato – conferma il team manager Maio Meregalli alla testata tedesca Motorsport Total – Ma siamo vicini e siamo stati veloci fin dai primi test: Maverick ha vinto le prime due gare». Poi, però, sono arrivate le due gravi battute d'arresto di Jerez e Barcellona, quelle che finora pesano di più sulla posizione in graduatoria dei due portacolori di Iwata. «Lì abbiamo avuto qualche problema – conferma Meregalli – Non siamo riusciti a ripetere le buone prestazioni delle gare precedenti. Ma dopo abbiamo avuto a disposizione due giorni di test in cui abbiamo capito a che punto siamo e sono contento perché siamo riusciti a risolvere rapidamente quelle difficoltà. Ad Assen siamo riusciti a vincere di nuovo e questo è molto importante, perché il nostro tempo di reazione è stato davvero buono».

Guai al posteriore
Il punto, però, è: in che modo la Yamaha ha risolto (o cominciato a risolvere) i problemi che nascono dagli errori che ha commesso nello sviluppo invernale? Già, perché è proprio sulle diagnosi e sulle possibili cure ai mali della M1 che i due lati del box in blu si dividono. Da una parte c'è il Dottore, che la sua ricetta l'ha già scritta: mettere in pista una terza moto e ingaggiare un collaudatore di alto profilo. Il tutto con l'obiettivo finale di risolvere i problemi di aderenza della gomma dietro: «La Honda riesce a preservarla meglio e questo fa la differenza – ha spiegato Valentino Rossi dopo l'ultima gara – Per questo non riusciamo sempre a migliorarci rispetto al 2016. Le gomme sono cambiate molto rispetto all'anno scorso e quindi anche i valori in campo variano da una pista all'altra». In particolare, tra i circuiti che ospiteranno le prossime gare da qui alla fine del Mondiale, il nove volte iridato potrà probabilmente andare all'attacco a Brno, Misano, Phillip Island e Sepang, ma sarà costretto a difendersi ad Aragon e Valencia, piste antiorarie e non solo per questo favorevoli a Marquez. La speranza è che il nuovo telaio costruito secondo i suoi consigli proprio dopo il flop di Barcellona eviti altri disastri di quella proporzione.

Questione di feeling
Dall'altra parte si schiera però il suo compagno di squadra Maverick Vinales, che il nuovo telaio non lo gradisce più di tanto e che imputa piuttosto i guai della moto giapponese ad un'altra causa: «Abbiamo modificato l’elettronica e perso molta potenza – ha dichiarato Top Gun – In ogni gara il problema peggiorava, ora dobbiamo lavorare per ritrovare il feeling che avevamo all’inizio, magari tornando alle soluzioni utilizzate nelle prime gare della stagione. Non posso deciderlo da solo, dobbiamo parlarne insieme. Siamo un team e dobbiamo andare tutti nella stessa direzione». Almeno, in teoria. Nella pratica i due piloti della Yamaha spingono per percorrere due strade di sviluppo tecnico radicalmente opposte, creando un dilemma amletico di grosse proporzioni ai vertici del team. A chi bisogna dare retta: al vecchio campione che con la sua esperienza ha permesso di trovare la via d'uscita ai problemi di sovrasterzo di inizio anno, o piuttosto al giovane emergente che finora ha vinto di più, ma che durante l'inverno aveva dato indicazioni fuorvianti a cui i tecnici hanno deciso inopinatamente di dare retta? È da questa scelta che probabilmente dipenderanno anche i destini iridati di Vinales e Rossi. «Chi è favorito? Difficile dirlo – svicola Meregalli – Dopo metà stagione i nostri due piloti sono divisi da pochi punti. È impossibile fare previsioni. Naturalmente, ci sforzeremo di finire nei primi due posti in classifica». Sì, ma in che ordine?