30 marzo 2023
Aggiornato 20:00
Dopo un decennio di gare oggi insegue il titolo con il team dei sogni

Dieci anni di Vettel in F1: lo sconosciuto biondino tedesco è diventato l'erede di Schumacher

Era il 17 giugno 2007 quando Sebastian, allora neppure ventenne, disputò il suo primo Gran Premio, arrivando subito la zona punti. Fu l'inizio di una fulminante carriera, fatta di record di precocità, di quattro Mondiali consecutivi con il missile Red Bull e poi, finalmente, della maturità in Ferrari

ROMA – Era il 17 giugno 2007. Robert Kubica, allora pilota ufficiale della Bmw Sauber, si era procurato un trauma cranico e una caviglia distorta in un tremendo schianto contro le barriere del tornante di Montreal: ed era perfino stato fortunato ad uscirne intero, vista la violenza dell'impatto. Ma nel successivo Gran Premio degli Stati Uniti, a Indianapolis, non era certamente in forma per poter correre: così la sua squadra decise di sostituirlo con il suo inesperto collaudatore, uno sconosciuto biondino teutonico che fino a quel momento aveva vinto solo una manciata di gare nelle categorie inferiori. Non aveva ancora compiuto 20 anni quando si accomodò sulla griglia di partenza del suo primo Gran Premio di Formula 1: quella gara l'avrebbe conclusa all'ottavo posto, diventando il pilota più giovane della storia a conquistare punti iridati. L'imberbe tedeschino subito capace di sbalordire il mondo con il suo talento si chiamava Sebastian Vettel. E quel giorno, esattamente dieci anni fa, iniziava la sua fulminante carriera in Formula 1.

In Italia il primo trionfo
Una volta compreso il suo potenziale, subito il gruppo Red Bull, che lo aveva finanziato fin dai suoi primi passi nell'automobilismo sportivo, decide di scipparlo alla Bmw e di metterlo in macchina nella sua squadra satellite, la Toro Rosso, licenziando senza troppi complimenti il titolare Scott Speed. Già alla sua sesta gara, sotto il diluvio del Giappone, rischia di salire sul podio, ma viene incolpevolmente buttato fuori da un incidente con la Red Bull di Mark Webber e scoppia in lacrime. È solo questione di tempo, però. Un anno dopo, proprio a Monza, in casa della Toro Rosso, si conferma re della pioggia, approfittando dell'asfalto bagnato per portare la scuderia faentina alla prima e unica pole position e, il giorno dopo, alla prima e unica vittoria nella sua storia, e infrangendo così altri due record di precocità. È la sua esplosione definitiva.

Gli anni dei Mondiali
Grazie ai suoi risultati si merita la promozione in prima squadra, alla Red Bull, con i cui colori imporrà il suo dominio assoluto alla Formula 1 dei primi anni 2010. Dal primo titolo mondiale, scippato proprio all'ultima gara al favorito ferrarista Fernando Alonso e al suo compagno di squadra Webber, inizia la sua irrefrenabile cavalcata trionfale, che lo porterà a conquistare quattro campionati consecutivi e 38 vittorie. Finché, nel 2015, non arriva la chiamata più attesa, quella della Ferrari, il team che sognava da bambino ammirando in televisione le gesta del suo idolo Michael Schumacher. Così Sebastian Vettel diventa il nuovo kaiser rosso, raccogliendo il testimone del mitico Schumi anche nel cuore dei tifosi italiani. E, a trent'anni quasi compiuti, ha l'occasione di dimostrarsi un campione ormai maturo, completo, capace di abbinare al suo indubbio talento naturale anche delle doti di leader, di uomo squadra, che gli permettono di superare, alla testa dei suoi uomini, perfino i momenti più difficili di una stagione critica come il 2016. Seb non è più il ragazzino che vinceva solo perché aveva avuto la fortuna di poggiare il sedere sul missile Red Bull. È diventato uno dei piloti più forti della Formula 1 moderna. Ansioso di riprendersi quel titolo mondiale che gli manca ormai da quattro anni. E, stavolta, vestito di rosso.