18 aprile 2024
Aggiornato 10:00
La lotta per il titolo di Formula 1 è anche psicologica

L'Hamilton furioso: sbrocca con i giornalisti. E Rosberg se la ride

Dopo aver denunciato il presunto complotto ai suoi danni della Mercedes, il campione del mondo se la prende anche con la stampa. La pressione che gli ha messo addosso il suo compagno-rivale sembra cominciare a schiacciarlo

Lewis Hamilton davanti ai microfoni dei giornalisti
Lewis Hamilton davanti ai microfoni dei giornalisti Foto: Mercedes

SUZUKA – In psicologia, si parlerebbe di sindrome da accerchiamento, o di manie di persecuzione. Fatto sta che Lewis Hamilton, alla disperata rincorsa di una riconferma mondiale che sembra sfuggirgli dalle mani ogni giorno di più, si sente sempre più solo. L'ultimo giapponese, potremmo definirlo, visto che ci troviamo in quel di Suzuka: un solitario soldato barricato a difesa di un bunker che sta cominciando a cedere, sotto i colpi di un Nico Rosberg che vanta 23 punti di vantaggio in classifica e che ora è anche riuscito a strappargli la pole position nel cruciale Gran Premio nipponico. Tutti quelli che stanno al di fuori di questo bunker diventano automaticamente nemici: prima gli stessi membri della sua squadra, colpevoli secondo lui di avere architettato un complotto ai suoi danni facendogli esplodere il motore mentre era in testa domenica scorsa a Sepang, poi addirittura gli stessi giornalisti, rei di averlo semplicemente criticato perché ieri giocava con il suo cellulare nel bel mezzo della conferenza stampa. Per il Lewis Hamilton di queste settimane, ogni parola può trasformarsi nella proverbiale goccia che fa traboccare il vaso. Così perfino queste osservazioni apparentemente innocenti della stampa specializzata sono bastate a fargli perdere il controllo. E il consueto incontro post-qualifiche con i media si è trasformato in uno show: «Con il massimo rispetto, qui ci sono molti miei sostenitori, che penso di conoscere, e altri che non vedono l'ora di strumentalizzare i miei comportamenti – ha attaccato prima ancora di sedersi di fronte ai giornalisti – Quello che è successo ieri è stata una semplice leggerezza, non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno ma solo divertirmi un po'. Ciò che è stato davvero rispettoso è quello che avete scritto voi. E non intendo restare qui oltre, per prestarmi a queste cose. Mi dispiace, ma oggi ho deciso di non rispondere alle vostre domande». Poi si è alzato e se n'è andato.

Qualifiche combattute
Per capire dalla sua viva voce come abbia preso la sconfitta per appena 13 millesimi nelle tiratissime qualifiche a Suzuka, dunque, bisogna affidarsi alle poche parole rilasciate ai microfoni delle televisioni appena dopo essersi tolto il casco: «Questo weekend non è stato facile come lo scorso – ha confessato – Ho faticato a trovare il giusto assetto e prima delle qualifiche ho dovuto rivoluzionare la vettura. Non è stato facile iniziare la sessione con una macchina così diversa, ma ho fatto il possibile e sono ragionevolmente contento. Penso di essere comunque in una buona posizione, la storia dimostra che non serve la pole per vincere». Negli ultimi due anni, infatti, il campione anglo-caraibico è riuscito a trionfare su questa pista, sempre partendo dalla seconda piazzola. Ma questo 2016 sembra seguire una storia a sé, e il linguaggio del corpo di Hamilton rivela una malcelata insoddisfazione che nemmeno i suoi commenti di circostanza riescono a nascondere. E regalano a Nico Rosberg un vantaggio psicologico che va ben oltre quello dei numeri: i già citati 23 punti, l'ottava pole position della stagione e le quattro gare consecutive concluse davanti al suo compagno di squadra. «Ovviamente sono contento del risultato – sorride infatti il tedesco – Sto andando bene da tutto il fine settimana, ho un buon equilibrio della vettura, mi sento a mio agio e questo mi ha permesso di fare un giro così buono. Di sicuro domani la partenza sarà importante, abbiamo visto che stavolta non sarà facile, perché il rettilineo principale è in discesa e l'aderenza è inferiore al solito: perciò sarà una sfida interessante. Di lì in poi si tratterà solo di far durare le gomme a sufficienza e far funzionare la strategia, insomma mettere tutti i pezzi al loro posto». E per riuscirci, come sanno tutti gli appassionati di puzzle, serve prima di tutto calma e lucidità mentale. Proprio quelle che oggi sembrano mancare a Lewis Hamilton.