19 aprile 2024
Aggiornato 16:00
La pressione della corsa al titolo gioca brutti scherzi

Hamilton insiste con il complotto: ormai è sull'orlo di una crisi di nervi

La paranoia si sta trasformando in ossessione: il campione del mondo in carica ha l'incubo dei motori. «Farò di tutto perché non esplodano più», ammette. Ma la Mercedes continua a rassicurarlo: «Tu e Rosberg siete alla pari»

Lewis Hamilton
Lewis Hamilton Foto: Mercedes

ROMA – Dopo l'ennesima rottura di domenica in Malesia, che rischia di compromettere definitivamente il suo Mondiale, i motori si sono ormai trasformati nell'incubo di Lewis Hamilton: «Ora la mia preoccupazione è che me ne restano due e voglio fare tutto il possibile perché non si rompano – ammette il campione del mondo in carica – Se questo significherà saltare qualche sessione di prove libere, lo farò. Tutto, pur di arrivare in fondo alle gare». Anche dopo averci ragionato a freddo, insomma, il pilota anglo-caraibico non riesce a farsi una ragione di quel guasto che gli è costato una vittoria sicura a Sepang: «Io sono il pilota numero uno del team, perciò quando succedono episodi del genere voglio capire il motivo e cosa verrà fatto per evitare che si ripeta. Mettetevi nei miei panni. Da un lato negli ultimi due anni abbiamo vinto tanto e di questo sono grato ai miei ragazzi, di cui mi fido al 100%. Ma dall'altro, la Mercedes quest'anno ha costruito 43 motori e la maggior parte di quelli che si sono rotti, se non tutti, erano i miei. Devo capire il perché».

La rassicurazione dei boss
Quasi un'ossessione, quella del tre volte iridato. Che a tratti sembra scivolare oltre i confini della paranoia. È vero, infatti, che prima di questo weekend i suoi propulsori si erano già rotti nei GP di Cina e Russia, e in Belgio era dovuto partire da fondo griglia per montarne di nuovi. Ma da qui a parlare di complotto, ce ne passa: «Sono stati tutti guasti diversi – spiega il team principal Toto Wolff a Motorsport – Alcuni si sono rotti per un problema di forniture, o di materiali, altri per un errore di assemblaggio o di progettazione. Questo è esploso proprio quando Lewis stava spingendo al massimo per scappar via dalle Red Bull. Il nostro è uno sport meccanico e cose del genere succedono. È frustrante quando accadono nel momento cruciale del campionato, ma non penso che ciò abbia gettato un'ombra sulla lotta per il titolo, che non è ancora chiusa. La gente dirà che Rosberg è stato fortunato sotto l'aspetto dell'affidabilità, ma ha anche guidato bene. Lasciamoli lottare in pista». E anche il direttore tecnico Paddy Lowe garantisce assoluta parità ai suoi due piloti: «In realtà, se si guarda il quadro globale, quest'anno siamo più affidabili che mai – ribadisce – Non ci siamo mai ritirati, a parte l'incidente di Barcellona, e ogni anno lavoriamo per ridurre al minimo il numero di guasti. Ci dispiace che questo fatto abbia interferito nella lotta per il campionato. Ma ora sia Nico che Lewis hanno due motori nuovi a disposizione per le ultime cinque gare».

Solo sfiga
Più che l'esistenza di un disegno perverso per farlo perdere, insomma, i sospetti di Hamilton rivelano semmai tutto il nervosismo e la perdita di contatto con la realtà che hanno fatto breccia nella sua mente approfittando dell'enorme pressione di questo finale di campionato, in cui si ritrova con 23 punti da recuperare sul suo compagno. Che una squadra manipolasse il risultato di gare o campionati, beninteso, è già accaduto in passato, ma realisticamente è difficile pensare che ciò potesse avvenire auto-infliggendosi la figuraccia di un motore in fumo in mondovisione, e regalando peraltro un successo alla Red Bull. Molto più probabile che la colpa sia solo della sfortuna, che quest'anno non ha certo giocato a favore di Lewis: e forse è proprio la sorte quel «qualcosa che non vuole che io vinca» additata dal campione a fine gara. Eppure, almeno su un punto il pilota britannico ha certamente ragione: in casa Mercedes, se dopo due anni di suo dominio, toccasse a un tedesco vincere il campionato, difficilmente si vedrebbero i vertici dell'azienda in lacrime...